Katia Roda e il tumore: “Ho tolto i seni, così ho sconfitto il cancro”
7 Maggio 2015 - di aavico
ROMA – “Io il tumore l’ho avuto, e ho chiesto di poter fare il test genetico. Sentivo che sarebbe risultato positivo. Ed è stato così: ho un gene modificato che aumenta il rischio di tumore al seno. Non ho esitato un secondo, dopo il risultato: toglietemi tutto, ho chiesto”. E’ la storia di Katia Roda, 38 anni, origini bresciane, residente a Cividate e causa tumore ha affrontato l’asportazione di entrambi i seni, e relativa ricostruzione.
Carmen Tancredi per l’Eco di Bergamo l’ha incontrata e intervistata:
“Angiolina Jolie? Guardi, io quando ho chiesto di fare il test neppure conoscevo la sua storia.Quando ho voluto andare a fondo sul male che mi ha preso 4 anni fa pensavo a mia madre: l’ho persa quando avevo soli 10 anni, e da quando sono nata fino alla sua morte l’ho vista sofferente, malata”. Aveva un tumore al seno la mamma di Katia, e allo stesso modo sono morte anche altre due zie e una cugina della mamma.
E quattro anni fa, alla vigilia di Natale, è toccato a Katia ricevere una diagnosi spaventosa: cancro a una mammella. “Ho fatto 8 cicli di chemioterapia, poi l’intervento chirurgico con una quadrantectomia, e quindi 30 sedute di radioterapia. I controlli, nei mesi e negli anni successivi erano tranquillizzanti – racconta Katia – . Ma io quel tarlo non riuscivo a toglierlo dalla testa. E così ho chiesto di poter fare il test genetico. Il risultato ha parlato chiaro: il mio tumore è un tumore genetico. Dentro di me porto un’alterazione che mi aumenta il rischio di avere ancora il cancro al seno (l’alterazione genetica aumenta il rischio anche dell’80% ndr), nonostante la quadrantectomia, nonostante i trattamenti radio e chemioterapici”.
Quindi l’intervento:
Privato Fenaroli, direttore dell’Unità di Senologia dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo spiega che, rispetto a qualche anno fa, quando il test genetico era a pagamento, oggi è rimborsato dal servizio sanitario, se prescritto da uno specialista, dopo una anamnesi accurata che lascia supporre un rischio genetico: «Il lavoro in stretta collaborazione con l’Oncologia medica ci ha permesso di delineare il profilo di Katia come una paziente candidabile all’analisi genetica e alla possibilità di una asportazione di entrambi i seni, con una tecnica di ricostruzione che è decisamente all’avanguardia, grazie all’apporto della nostra Chirurgia plastica. Va tenuto presente che il 90% dei tumori al seno sono sporadici, ovvero non se ne conosce l’origine, il 5% presenta una familiarità, mentre il restante 5% è di origine genetica. Questo vuol dire che 1 donna su 10 che si ammala di cancro al seno ha il rischio di avere un tumore di origine genetica». È capitato a Katia; tra qualche giorno anche sua sorella, Sara, 46 anni, sposata, due figlie, saprà se anche lei ha una mutazione genetica. Sara ha saputo di avere un nodulo al seno pochi giorni prima che Katia entrasse al Papa Giovanni per l’asportazione di entrambi i seni.