ROMA – La corrispondenza, di qualunque tipo e anche quella informatica, è inviolabile da mani e occhi estranei eccetto quelli del legittimo destinatario anche nel caso in cui quest’ultimo sia perfettamente al corrente del contenuto della missiva e la busta risulti già aperta. Per questo la Cassazione, pur constatando la prescrizione del reato, ha confermato la colpevolezza – con conseguente condanna al risarcimento dei danni morali – della moglie separata di un professore universitario che, nella sede della casa editrice con la quale il marito aveva un contratto editoriale, si era impossessata di una lettera inviata al coniuge e contenente l’accordo economico del docente per servirsene in causa.
Per aver “aperto e preso cognizione della corrispondenza, pur non essendone destinataria, destinata a Michele C., suo marito non convivente, dal quale è legalmente separata, utilizzandola nella causa di separazione pendente davanti al Tribunale di Napoli”, la signora Filomena M. era stata condannata in primo e secondo grado. Senza successo, l’imputata ha provato a sostenere in Cassazione che il marito era al corrente del contratto avendolo già sottoscritto, che la busta era aperta e che lei non aveva commesso alcun reato anche perchè esibire quel contratto in tribunale costituiva “una giusta causa di rivelazione del contenuto dell’atto”.
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