Selvaggia Lucarelli, violenza donne. Lettera shock di una ragazza
22 Luglio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Selvaggia Lucarelli pubblica su Facebook una struggente lettera di una donna che le racconta le violenze subite. Una lettera che, però, non è l’unica.
“Ho ricevuto una quantità impressionante e preoccupante di messaggi di donne che mi raccontano storie di violenza domestica che farebbero dormire male la notte anche il peggior orco” scrive su Facebook Selvaggia Lucarelli, la tagliente giornalista di gossip che non dimentica mai di tenere un occhio sempre vigile rivolto alla realtà circostante.
“Ne ho scelta una, dura, scritta meravigliosamente, dolorosissima. (ho chiesto il permesso di pubblicarla, ovviamente) E grazie a tutte voi che avete scelto di condividere le vostre storie con me” conclude Selvaggia Lucarelli.
Poi, la lettera. Struggente. La proiezione di un dolore passato da tante donne quante la società evidentemente non immagina. Una lettera forte, piena di sofferenza:
“Selvaggia buonasera.
Mi ritrovo in una calda sera estiva a scriverti, come se tu, attraverso e tue schiette considerazione riguardo il caso di Anna Laura, potessi essere in grado di esorcizzare il mio di incubo.
Credo che siano molte le donne che in queste ore abbiano deciso di utilizzare il tuo coraggio, la tua non paura del giudizio a mero scopo egoistico e terapeutico.
Sono Paola, ho 37 anni e un incubo: la mia violenza subita, inconfessata e impunita.
Non mi aspetto una risposta, non mi serve.
Il mio lato malato, succube e fortunatamente passato, ha bisogno di un atto di egoistico di protagonismo e so, che nel solo gesto di scriverti otterrò ciò che aspetto da anni: l’essere ascoltata senza giudizio.
E cosi ritorno Paola, 22 anni e la paura come compagna fissa.
La relazione, via di fuga ad una famiglia in condizioni economiche disperate, il peso di una coppia genitoriale anaffettiva e spenta dall’anoressia di una madre e dall’alcolismo di un padre assente e depresso.
Ritorno Paola, 22 anni una valigia e il mio primo appartamento, la prima relazione presa al volo, come a determinare la mia indipendenza.
Lui, l’uomo, l’ex tossicodipendente, incapace di affrontare la vita dopo la dipendenza di sei anni alla comunità.
La sottile dipendenza psicologica, non la spiego non serve, l’ho subita e subita.
Perdoni, cambierò, lo faccio per amore… parole trite, conosciute ad ogni donna che sente quella forza che si chiama salavataggio.
taglio corto, i fatti coincisi: segregazione, interruzione dei contatti familiari e di amicizia, senso di inadeguatezza e colpa…
legame forte e gravidanza: calcipugnisberle, una sequenza interminabile intervallata da pentimenti “ho bisogno di te…”
Fino a che…
Sono consapevole di scrivere in modo inconcludente e sgrammaticato, non mi interessa, non rileggerò e non correggerò questa mia missiva, non mi interessa farlo.
il punto é un’altro!
una coltellata al viso, riparata dal mio avambraccio, il sangue e una trentina di punti
“un incidente, un vetro rotto, mille scuse, nessun supporto”
ero all’ottavo mese di gravidanza.
il calore tra le gambe, il sangue e le contrazioni.
la mia bambina, partorita morta (non scrivo senza vita, MORTA UCCISA AMMAZZATA) queste sono le parole giuste.
partorita senza aiuto con solo la speranza di poterla vedere, pochi secondi per incidere un ricordo diverso dal dolore e dl sangue.
Per la legge non una bambina, ma uno scarto, finita tra tonsille e appendiciti, gambe amputate e tumori asportati.
Ma lei é L., é mia, solo mia.
nessuna denuncia né condanna, nessuna giustizia,
L. é nata per darmi la forza di scappare e la certezza che questo non accadrà più, non a me né a nessuna donna che incontrerò.
Sono Paola, ho 37 anni, mi occupo di donne che subiscono violenza, non per vendetta, ma per amore verso di loro.
non sono contro la violenza sulle donne (espressione semplicistica e abusata) sono contro gli uomini violenti.
Paola, che ogni notte rivive i suoi 22 anni.