Usa, privacy dei bambini violata da app per Apple e Google?
12 Dicembre 2012 - di aavico
Washington (Usa) – L’amministrazione Obama sta indagando su presunte violazioni del diritto alla privacy dei bambini da parte di società produttrici di applicazioni per smartphone, sospettate di raccogliere informazioni su minorenni e inoltrarle ad agenzie di pubblicità. Lo ha fatto sapere la Federal Trade Commission (Ftc) in un rapporto diffuso oggi, basato su un’analisi del mercato condotta da esperti dell’agenzia. A settembre scorso, si apprende dal rapporto, i negozi online di Apple e Google offrivano oltre 1,4 milioni di applicazioni, in aumento dalle 880mila disponibili a marzo scorso. I funzionari della Ftc hanno scelto a caso 200 applicazioni da ognuno dei due negozi online usando la parola chiave ‘bambini’.
Dopo aver testato i programmi hanno stabilito che il 60% di essi trasmetteva alle società produttrici oppure ad agenzie pubblicitarie il codice che identifica ogni dispositivo usato. Il codice consiste in una serie di lettere e numeri e permette di stabilire il nome, il numero di telefono e l’indirizzo email del proprietario del dispositivo in questione. Più di dieci app esaminate dagli esperti della Ftc trasmettevano inoltre l’esatta posizione geografica dell’utente e il suo numero di telefono. Soltanto il 20% delle applicazioni conteneva informazioni sulle politiche della società produttrice in materia di privacy e in molti casi queste informazioni non erano adeguate.
Inoltre, più del 20% delle applicazioni conteneva link a siti di social network senza informarne il cliente al momento dell’acquisto. Di conseguenza, spiega la Ftc, i bambini pubblicano online commenti, fotografie e video che potrebbero risultare dannosi per loro o per altre persone. Gli sviluppatori della maggior parte delle applicazioni analizzate non hanno informato i genitori del tipo di informazioni che potrebbero essere raccolte e inoltrate ad altre compagnie. Le applicazioni, si legge nel rapporto, possono condividere i dati degli utenti con parti terze “invisibili e sconosciute”. Alcuni programmi, fa sapere inoltre l’agenzia, contengono pubblicità che molti genitori considerano inadeguata per i loro figli.