Maritozzo day, il 3 dicembre si celebra il dolce romano
21 Novembre 2022 - di Silvia_Di_Pasquale
Il prossimo 3 dicembre torna il “Maritozzo Day“, una giornata dedicata alla specialità dolciaria romana. L’evento è giunto alla sesta edizione. La prelibatezza in questione è una piccola pagnotta impastata con farina, uova, miele, burro e sale, tagliata in due e farcita con panna montata e arricchita con pinoli, uva e scorzetta d’arancia candita. L’iniziativa è diretta principalmente a tutti gli amanti del maritozzo e coinvolge gli appassionati in preparazioni casalinghe, degustazioni organizzate dagli artigiani della pagnottella ripiena e nella condivisione nei social digitali. L’iniziativa, organizzata come tradizione il primo sabato di dicembre, è ideato da Silvia Pontarelli e Gabriele Lupo di Tavole Romane.
Per l’edizione 2022 è prevista una speciale Maritozzo Challenge TikTok. L’hashtag stabilito per tutti social è #maritozzochallenge. Il maritozzo, nella giornata di festa, sarà proposto nelle varie declinazioni: dolci, salate, classiche e innovative. Gli artigiani che parteciperanno all’iniziativa potranno condividere sui social, con gli hashtag dell’evento (#maritozzoday2022, #maritozzoday, #maritozzochallenge) già nei giorni precedenti e il giorno stesso, le versioni che producono, con eventuali ‘special edition’ per l’occasione, prezzi e orari.
Le origini del maritozzo.
La ricetta affonda le sue radici nell’antica Roma, quando era considerato un pasto tipico dei pastori, pagnottella dolce che dava energia nelle lunghe nottate da passare all’aperto accanto al gregge. Successivamente sarà arricchito con pinoli, uva e scorzetta d’arancia candita. Per quel che riguarda il nome, deriverebbe dall’usanza romantica di offrire questo dolce alla propria fidanzata: le future spose che lo ricevevano in dono usavano appunto definire il donante ‘maritozzo’, vezzeggiativo popolare e burlesco di marito. Il maritozzo poteva, in queste occasioni, celare al suo interno anche doni per l’amata come un anello o un piccolo gioiello. Nella città di Roma, intorno al cinque-seicento, era il solo peccato di gola che ci si poteva concedere durante la Quaresima. Nella versione più piccola e più scura, senza strutto ma con solo olio e frutta secca, assumeva il nome di ‘quaresimale’.
Il 4 aprile del 1833 il poeta Giuseppe Gioacchino Belli in una sua ode scrive come per il popolano romano il vero cristiano è colui che durante la Quaresima mangia i maritozzi. Il poeta aggiunge anche una nota in italiano per spiegare: “I maritozzoli sono certi pani di forma romboidale, composti di farina, olio, zucchero, e talvolta canditure, o anaci, o uve passe. Di questi si fa a Roma gran consumo in Quaresima, nel qual tempo di digiuno si veggono pei caffè mangiarne giorno e sera coloro che in pari ore nulla avrebbero mangiato in tutto il resto dell’anno”. Fonte Ansa.