ROMA – Cinquantuno varietà di miele: sono quelle italiane. Dal corbezzolo all’edera, dalla marruca all’eucalipto, dai fiori di acacia alle castagne. Con queste 51 qualità l’Italia batte ogni altro Paese, dove le varietà censite sono 10, al massimo 15.
Ce ne sono di rari come il miele di Barena, frutto della laguna veneta, o di più diffusi, come quello di girasole. Il miele nel nostro Paese viene prodotto soprattutto nelle regioni centro-settentrionali, in particolare Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Meno al Sud, dove c’è solo una piccola parte dei 75mila apicoltori italiani e del milione e centomila alveari.
Nonostante un giro d’affari da 70 milioni di euro, l’Italia risponde solo alla metà della domanda interna di miele, l’altra metà la importa.
Il miele migliore deve essere stato estratto per centrifugazione, non deve aver subito trattamenti che possono modificare le sue caratteristiche e non deve mai essere stato riscaldato a temperatura superiore a 40° C.
Se in molti Paesi, in particolare nel Regno Unito, va di moda il miele di manuka, dalle proprietà antibatteriche ma dai costi esorbitanti, in Italia c’è l’altrettanto ottimo miele di melata, il più ricco tra tutti di sali minerali e polifenoli, un antibiotico naturale eccezionale. Questo miele viene dalle piante che producono resina. E costa molto meno di quello di manuka.
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