cucina

La pasta fresca non dura? Gli scienziati hanno trovato una soluzione

La pasta fresca è un’istituzione della nostra tradizione culinaria. Chi non ha mai avuto una nonna, una zia o una vicina di casa che la domenica era solita impastare e dare vita a tagliatelle, gnocchi o ravioli? Però, c’è un però. Tanto era buona quella pasta fresca tanto durava poco. E lo stesso vale per quella che compriamo al pastificio. Dopo pochi giorni, se non consumata, non può essere più consumata. Ma ora gli scienziati sembrano aver trovato una soluzione che potrebbe allungare di molto la sua durata.

La “svolta” prevede l’aggiunta di batteri ‘buoni’ all’impasto, secondo una ricetta che i ricercatori italiani hanno messo a punto per prolungare di circa 30 giorni la durata di conservazione della pasta fresca. Il risultato è tale grazie all’utilizzo di probiotici, cioè microrganismi benefici naturalmente presenti nel nostro intestino che contrastano il proliferare di batteri nocivi, e di una nuova tecnica di confezionamento del prodotto, che è stata testata per la prima volta con le trofie. Insomma, è la biologia a venire incontro alla scienza, anche in campo culinario.

Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Microbiology, è guidato dall’Istituto di Biomembrane, Bioenergetica e Biotecnologie Molecolari del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Ibiom-Cnr), in collaborazione con l’Università Aldo Moro di Bari e con il laboratorio privato Food Safety Lab. Gli studiosi, guidati da Marinella Marzano, hanno modificato le percentuali tra i gas utilizzati nel processo di Confezionamento in Atmosfera Modificata (Map), largamente impiegato e che prevede la rimozione dell’ossigeno e la sua sostituzione con altri gas all’interno della confezione.

Successivamente gli scienziati hanno migliorato l’imballaggio fatto di plastica e aggiunto la miscela di probiotici, testando il nuovo metodo con dei pacchi di trofie: i risultati dimostrano che la combinazione di queste tre tecniche permette di estendere la vita della pasta di un mese, aiutando anche a ridurre gli sprechi alimentari. Foto di Didier da Pixabay.

Silvia_Di_Pasquale

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