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Il fiore disse al poeta: “Non cogliermi devi, ma trapiantare”

ROMA – “Non cogliermi devi, ma trapiantare”: così disse il fiore al poeta che restò ammaliato dalla sua bellezza. Il poeta era nientemeno che Johann Wolfgang von Goethe, massimo esponente dello Sturm und Drang e precursore del romanticismo tedesco. Il fiore, il più bello che avesse mai visto, era sua moglie Christiane Vulpius, che non a caso era una fioraia.

A lei dedicò i dolci versi di Mentre andavo, poesia scritta nel 1813. All’epoca lei aveva 48 anni, lui 64. Per tutta la sua lunga vita, Goethe si accese di passione e si disinnamorò spesso e volentieri. L’ultima volta, a 74 anni, quando perse la testa per la diciassettenne Ulrike Sophia von Levetzow. Goethe era talmente coinvolto in questo amore che pensò addirittura di chiederne la mano ai suoi genitori, ma non fu degnato di risposta.

Tracciare qui una sintesi della sua immensa produzione letteraria sarebbe impresa vana sia per la vastità di interessi che per le molteplici esperienze che la attraversano. Tra le sue opere più note basti ricordare I dolori del giovane Werther, romanzo epistolare di amore non corrisposto che sfocia nel suicidio, Le affinità elettive romanzo psicologico-morale su uno scambio di coppia non consumato e il lavoro di tutta una vita, il Faust.

E fu sempre l’amore, per lo più platonico, degli anni giovanili che spinse Goethe ad accostarsi alla poesia. Ma l’amore vero, quello più prosaicamente detto carnale, lo conobbe solo a 36 anni. Glielo insegnò un’italiana, durante il suo lungo viaggio nel Belpaese. E dopo quella lezione, Goethe non perse più tempo: la donna che conobbe subito dopo il suo ritorno a Weimar era Christiane Vulpius, la futura moglie che seppe legarlo a sé per 27 lunghi anni.

Si conobbero quando Goethe, scapolo focoso, se ne andava per i campi “e non cercar niente era quello che volevo”. Ma il fiore Christiane dopo averlo attratto a sé, gli fece subito capire di essere una donna di radici ben salde. Dalla loro unione nascerà poco dopo August, poi scomparso prematuramente. Ma prima che Goethe si decida a riconoscere quella “grassa metà” come sua moglie passeranno altri 17 anni (19 ottobre 1806). Christiane morì nel 1816 all’età di 51 anni. E Goethe tornò a scorrazzare per i campi.

MENTRE ANDAVO – Johann Wolfgang Goethe

Andavo per i campi
così, per conto mio,
e non cercare niente
era quello che volevo.

E lì c’era un fiorellino,
subito lì, vicino,
che nella vita mai
ne vidi uno più bello.

Volevo coglierlo,
ma il fiore mi disse:
possiedo radici,
e sono ben nascoste.

Giù nel profondo
sono interrato;
per questo i miei fiori
son belli tondi.

Non so amoreggiare,
non so adulare;
non cogliermi devi,
ma trapiantare.

FOTO – Johann Wolfgang Goethe, ritratto di Georg Melchior Kraus.

Daniela Lauria

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