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Leggere romanzi apre la mente a aiuta a capire altri

ROMA – Libri, leggere romanzi apre mente a aiuta a capire altri, rafforzando l’empatia. Quello che si è spesso sostenuto sembra trovare ora una conferma scientifica in uno studio dell’Universita’ di Toronto, su ‘Trends in Cognitive Sciences‘. Effetti simili si osservano anche guardando fiction con una trama appassionante o giocando con videogiochi con uno sviluppo narrativo coinvolgente. Gli studiosi hanno revisionato studi precedenti e condotto esperimenti tesi a rilevare una maggiore empatia, un maggiore sforzo di comprensione del punto di vista altrui. In particolare nella ricerca si fa riferimento a uno studio in cui è stato chiesto a delle persone, mentre erano sottoposte a risonanza magnetica, di pensare a frasi con immagini determinate ( “un tappeto blu scuro”, “una matita a strisce arancioni”).

“Sono bastate tre frasi di questo tipo per produrre il massimo di attivazione dell’ippocampo, area del cervello associata all’apprendimento e alla memoria- spiega l’autore della ricerca Keith Oatley- gli scrittori non hanno bisogno di descrivere scenari in modo dettagliatissimo per stimolare la fantasia: devono soltanto di suggerire delle scene”. Tra gli esperimenti condotti anche il “Mind in the eyes test’, che misura l’abilità della mente a leggere lo sguardo. Ai partecipanti e’ stato chiesto di descrivere, dopo aver visto le immagini degli occhi di 36 persone, come secondo loro si sentissero. Comparati con coloro che non avevano letto romanzi, i lettori risultavano avere punteggi migliori in questo test. (Ansa).

Gli specialisti americani sottolineano come una area importante del cervello del neonato si sviluppa nei primi 3 mesi di vita e fino ai 3 anni di età e leggere ad alta voce aiuta i piccoli a sviluppare un ottimo vocabolario e stimolare le capacità di socializzazione.

“Se ci sono famiglie che leggono poesie a fanno ascoltare Mozart ai loro piccoli quando sono ancora nell’utero, la maggioranza dei genitori non legge ai figli tanto quanto dovrebbero e a 3 anni di età i figli di genitori con un più elevato livello culturale, conoscono moltissime parole in più rispetto ai bambini di genitori con un più basso livello di educazione e basso reddito e il gap si comincia a vedere già a partire dai 18 mesi di età”.

Silvia_Di_Pasquale

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