Scostumista: Michelangelo Pistoletto in mostra a Roma
5 Novembre 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – Scostumista: Michelangelo Pistoletto in mostra a Roma. Stasera ore 18,00 la Galleria Mucciaccia –Largo Fontanella Borghese presenta “Michelangelo Pistoletto: RITRATTI AL TAVOLO DEL TERZO PARADISO” (Roma dal 6 novembre 2015 al 7gennaio 2016).
L’ultima opera di Michelangelo Pistoletto: Il Terzo Paradiso ha come simbolo l’infinito ed è formato da una linea che intersecandosi due volte disegna tre cerchi allineati. I due cerchi opposti significano natura e artificio, quello centrale è la congiunzione dei due. Pistoletto ha sentito la necessità di risvegliare le coscienze, affinché il Terzo Paradiso superi la valenza simbolica e si faccia realtà. L’11 giugno 2015 nelle sale della Galleria, Michelangelo Pistoletto ha fatto realizzare un grande tavolo rivestito da una tovaglia appositamente creata con il simbolo del Terzo Paradiso, intorno al quale sono state riunite ventiquattro persone disposte a dibattere, a condividere questo tema: giovani amanti dell’arte e grandi collezionisti, tra cui Ottavia e Emiliano Cerasi, Clara e Giovanni Floridi, Giulia e Massimiliano Mucciaccia, Dora e Mario Pieroni, Armando Pasini, Imelda e Reza Safavi, chiamati a discutere sul ruolo dell’arte, della bellezza, della storia e dell’educazione. Appoggiati alle pareti 12 grandi specchi, rivolti verso il muro. La conversazione scaturita da quell’incontro ha coinvolto tutti i presenti i quali, come segno della propria partecipazione, alla fine della serata hanno scritto un pensiero sul retro dello specchio, diventando in tal modo sia il soggetto che il testimone dell’evento. La mostra segna l’ideale conclusione dell’evento iniziato cinque mesi fa.
(Si può ascoltare la trasmissione della conversazione della serata dell’11 giugno in: http://live.radioartemobile.it).
Achille Bonito Oliva spiega:
“Un evento eccezionale si è verificato a Roma . Pistoletto ha sempre avuto coscienza della linea d’ombra che separa arte e vita. Pistoletto, nel suo linguaggio progressivo ed incalzante, sperimentale e coerente, ha sottratto l’arte d’avanguardia al solipsismo di una ricerca puramente formale e ha costruito una macchina della visione capace di penetrare e bucare la superficie del nostro quotidiano ed approdare ad una produzione poetica e concettuale insieme, capace di coniugare una costante relazione dell’arte con il sociale. L’azione dell’opera è direttamente proporzionale a quella dello spettatore, lo spazio che intercorre tra la superficie estetica e la posizione del fruitore possiede una elasticità che dinamizza l’immagine spostandola sul versante dell’evento sociale, la soglia di un teatro imprevedibile ma accogliente, fatto di entrata ed uscita, avvistamento e fuga. Lo specchio di Pistoletto è dunque nelle sue diverse dimensioni un bersaglio attivo che a sua volta diventa freccia da cui parte la dinamica di un’opera incessantemente interattiva…Da tutto questo nasce un evento espositivo…Nasce una visione dell’arte che vuole incidere sul mondo sviluppando una tattica fatta di gesti non soltanto simbolici ma concreti, capaci di affrontare la complessità del nostro presente e confrontarsi col problema della comunicazione, centrale in un tempo come il nostro abitato dalla telematica. Pistoletto è approdato ormai in un luogo non più romanticamente segnato da un immaginario solitario ma ospitale, capace di far posto a molteplici soggetti produttivi che insieme possono costruire nuovi modelli di comportamento ed indicare la possibilità di un futuro migliore. Pistoletto ci protegge dalla bellezza, la sterile bellezza della pura forma, per indicarci una ulteriore possibilità, quella di un’arte responsabile capace di coniugare insieme creazione e fruizione della vita.
Col Terzo Paradiso l’artista propone una nuova nozione di arte. Quindi arte responsabile che lavora specificamente attraverso il linguaggio. Il primo e il secondo paradiso (quello della natura e quello della tecnica) per approdare a un terzo che diviene la sintesi, capace di entrare nel quotidiano. Pistoletto invita i commensali all’interattività, a una riflessione collettiva. L’evento viene registrato a futura memoria. La verità della serata è ulteriormente comprovata dalle firme degli ospiti sotto i propri ritratti. Dimostrazione di una partecipazione attiva non ad un happening mondano quanto piuttosto ad un particolare avvenimento, l’intreccio tra etica e estetica. L’opera è frutto di un evento comunitario che conferma il metodo socratico della parola attiva, un’ esperienza collettiva che rende l’arte autenticamente democratica, al servizio cioè di una crescita e sviluppo dell’umanità”.