Bali ai tempi del coronavirus, la testimonianza di Giulia Artese
10 Settembre 2020 - di Silvia_Di_Pasquale
Da Catanzaro a Bali la strada è lunga, soprattutto se la percorri passando via terra per Russia, Mongolia, Cina, Vietnam, Cambogia, Thailandia, Malaysia e Singapore.
E’ quello che ha fatto la travel designer Giulia Artese, autrice del progetto OneWay e protagonista di uno degli episodi del tv show di Sky Uno “Mollo Tutto Cambio Vita-Bali”.
L’amore di Giulia per il viaggio l’ha portata a mettere radici in uno dei Paesi più affascinanti e ambiti dai viaggiatori di mezzo mondo: l’Indonesia.
Nelle scorse settimane, a fronte dell’emergenza sanitaria da coronavirus, le autorità balinesi hanno deciso di chiudere al turismo esterno fino alla fine del 2020.
Ne abbiamo parlato con lei, che si trova proprio lì ed è una testimone diretta della situazione.
Bali e il turismo, cosa succede.
1) Bali non accoglierà i turisti stranieri fino alla fine del 2020. Come è stata giudicata la notizia da chi lavora nel settore del turismo?
G: E ‘stato un momento difficile, per tutti ma soprattutto per il settore turistico. Eravamo tutti pronti a ricominciare dopo sei mesi di inattività e quando e’ arrivata la notizia si respirava una aria strana, di rassegnazione potrei dire, ma seguita da un punto interrogativo ancora più grande di quello di prima: allora quando è che Bali riaprirà?
Allo stesso tempo posso dire che comprendo la decisione e mi sono spesso chiesta se anche Bali fosse stata aperta, chi sarebbe venuto? L’Australia è chiusa, il Sud Est Asiatico idem, lo stesso per la Cina, etc. Inoltre ci sarebbe da affrontare una quarantena al ritorno o all’arrivo, chi ha più di 14 giorni di vacanza?
2) Qual è stato l’impatto della pandemia sul tuo stile di vita? Le tue abitudini sono molto cambiate?
G: Sì molto. Prima della pandemia viaggiavo parecchio, per piacere e soprattutto per lavoro. Ora passo la maggior parte del tempo a casa, soprattutto in cucina e devo dire che questo in realtà è stato un piacere che ho ritrovato visto che prima mangiavo sempre fuori, inoltre sono molto più attenta a come gestire i risparmi.
Alla fine non mi è dispiaciuto un po’ di riposo, fare le cose con più calma e avere più tempo nel gestire la giornata. Il cambiamento più forte l’ha subito Bali, sembra di essere tornati a 10 anni fa, c’è molto meno traffico, l’aria e l’oceano sono più puliti e tutto è ritornato un po’ lento come in un sogno.
3) Hai notato un incremento del turismo interno in questo periodo?
G: No, i turisti locali hanno iniziato a viaggiare a Bali solo dal 31 luglio in poi e tranne un weekend che coincideva con dei giorni feriali, per il resto non c’è stato un grande incremento.
Credo sia dovuto al fatto che le persone hanno paura e meno soldi per viaggiare e preferiscono essere prudenti considerando che l’Indonesia è ancora in stato di allerta.
4) Prima dell’arrivo del Covid-19 eravamo arrivati al punto di passare da un Paese all’altro quasi fosse qualcosa di scontato, facile e veloce. Questo “reset” ci farà riflettere sull’importanza del concetto di viaggio?
G: Lo spero, sono una grande fan del viaggiare lento, consapevole. Mi chiedo anche io se lo stupore di essere in un paese straniero ritornerà a emozionarci e acquisterà più valore di una bella foto modificata da pubblicare.
Credo però che il viaggio sia un’esperienza molto personale quindi in base al proprio cambiamento si trasformerà la percezione che avremo.
5) Perché hai scelto Bali come seconda casa? Cosa è successo quel giorno quando eri in Italia e hai detto: “La mia strada è lì”. Ricordi ancora le emozioni di quel momento?
G: Perché mi sono sentita a casa, completa. E’ stato amore a prima vista, ho avuto difficoltà a lasciarla la prima volta, una volta rientrata in Italia per 8 mesi pensavo a Bali tutti i giorni e allora è stato chiaro dentro di me che dovevo tornare come se avessi lasciato qualcosa qui.
Ci sono stati alcuni aspetti della cultura di Bali che mi hanno ispirato a migliorare come persona, ma l’aspetto che ha prevalso su tutti è la possibilità unica che Bali ti dà di vivere in contatto con la natura selvaggia senza rinunciare ad un’atmosfera viva, una comunità sempre in cambiamento e multiculturale.
6) Lo chef Will Goldfarb, che ha lasciato gli Usa per trasferirsi a Bali, ha detto: “Quando torno a New York ho la sensazione che la gente sia infelice e insoddisfatta perché non fa quello che vuole realmente. A Bali ci si sente davvero vivi, impegnati, c’è tantissimo chiasso, si è obbligati a fare attenzione a ciò che si fa. Bali mi ha dato possibilità di avere spazio e tempo per riflettere “. Concordi con queste sue parole?
G: Sì, non poteva scegliere parole migliori! E’ quasi magico se ci pensi che noi expat di Bali che veniamo da posti così diversi e abbiamo esperienze di vita totalmente differenti, siamo concordi nel cogliere e definire alcuni aspetti che ti offre la vita a Bali, come appunto questa dimensione di realtà, di vita vera, autentica.
7) Sei riuscita a trovare dei punti di contatto tra la cultura italiana e quella balinese?
G: Sì, alla fine ci sono molti aspetti comuni, come la passione per la cucina, i valori legati alla famiglia e un grande senso di ospitalità. Durante la quarantena con @emmeffehome abbiamo iniziato una rubrica che racconta il confronto tra un’italiana che vive a Bali e un’italiana che vive in Italia su un argomento specifico che sceglievamo insieme ogni settimana per trovare analogie o diversità delle due realtà.
L’abbiamo chiamata #italianbalinesestyle, e devo dire che alla fine tirando le somme c’erano meno differenze di quelle che pensavamo di riscontrare prima di iniziare!
8) Chiederti cosa ti manca della tua Calabria potrebbe suonare banale e retorico. Piuttosto, cosa ti mancherebbe di Bali se un giorno dovessi decidere di vivere altrove? Qual è il segno indelebile che ha già lasciato su di te?
G: Mi mancherebbero i sorrisi, la bellezza, il cibo, la natura ma soprattutto la magia di quest’isola.
9) In Indonesia hai trovato anche l’amore, Marwan, oggi siete marito e moglie. Qual è la qualità che ti ha più colpito di lui al punto da farti dire, ok, è la persona giusta.
G: La sua dolcezza, il modo in cui si approccia alla vita con stupore e genuinità sono le cose che mi hanno colpito di più di lui, anche se ci siamo sposati non ho mai pienamente creduto “sarà lui il mio uomo per sempre”.
Secondo me ci si sceglie e si sta insieme per alcuni periodi della vita, finché c’è ancora qualcosa da imparare l’uno dall’altro. Vedo le relazioni come una grande possibilità di crescita e Marwan in questo mi aiuta moltissimo.
10) Quali sono gli aspetti che lui apprezza di più dell’Italia e quelli che trova più strani, se non assurdi?
G: Sono molto fortunata, a lui piace molto l’Italia e soprattutto la Calabria, parte di questa fortuna la devo alla mia splendida famiglia e ai miei amici che l’hanno accolto come un fratello.
Quando torniamo a Catanzaro Lido, che è un piccolo paesino sul mare, mi commuove sempre vedere i commercianti che gli regalano del cibo per dargli il benvenuto, visto che in Indonesia si mangia piccante credo sia contento di sapere che c’è sempre un arancino alla ‘nduja che lo aspetta.
La cosa più assurda per lui è che ordiniamo una pizza a testa, il fatto che parliamo tanto e comunichiamo tra di noi con toni accesi senza necessariamente litigare.
11) Quando torneremo a circolare liberamente da un confine all’altro, quale sarà la tua prima meta da visitare?
G: Bella domanda, ti direi istintivamente l’Italia, ma vorrei lasciare questa scelta al caso, la meta non pianificata è sempre la mia preferita.
Silvia Di Pasquale.