Lapo Elkann si racconta nel suo nuovo libro “Le regole del mio stile”
17 Febbraio 2013 - di Claudia Montanari
MILANO – In fondo la moda del blazer elegante sopra il jeans e i mocassini, l’ha lanciata il nonno. Oggi come oggi, probabile, non ci faremmo caso, ma era il 1972 quando Gianni Agnelli si presentò ad un elegante ricevimento -la cui etichetta prevedeva l’abito scuro- in quel di Monaco di Baviera con giacca elegante sopra jeans sportivo, sdoganando uno degli abbigliamenti che oggi, 2013, è di uso comune tra i ragazzi di tutte le età.
E come non ricordare l’orologio sopra il polsino, moda che sarà immediatamente ripresa da funzionari, economisti, manager di tutto il mondo?
Certo, il nipote Lapo Elkann, di Gianni Agnelli possiede poco. Probabilmente non possiede il sapere economico, tanto meno quello imprenditoriale. Però lo stile, quello sì, dal nonno l’ha ereditato.
Uno stile eccentrico quanto impeccabile, Lapo riesce a rendere chic anche un’automobile dal colore mimetico o delle scarpe bianche lucide.
Ed era il più elegante con garbo anche durante la presentazione del suo libro “Le regole del mio stile”. Giacca blu gessata, camicia bianca e jeans con orlo arrotolato. Abbronzatura sapientemente studiata, Lapo non lascia nulla al caso.
Il libro, formato da otto capitoli corredati da foto inedite, presenta il carattere si un “rampollo” della Milano più che bene alle prese con un background impegnativo.
La sua strada, si è sempre saputo, era quella della moda e dell’immagine: “Lo stile è il modo in cui affronto la vita” ha dichiarato Lapo Elkann durante la presentazione del libro.
Ed è proprio sullo stile che ha voluto creare un libro “senza arroganza, presunzione o pretesa di insegnare a qualcuno” ma semplicemente “una raccolta di suggestioni e pensieri: ci tenevo a condividerli con chi li leggerà”.
“Non è una questione di quanti abiti possiedi. Quello che fa la differenza è come li porti” spiega ancora l’imprenditore.
Sono pensieri, riflessioni e confessioni non solo sullo stile in se, ma anche sulla società e sul rapporto che uno ha con l’altro. Lapo Elkann nel libro è il narratore di una storia che, come dice lui stesso, non può finire: “Questo libro non avrà la parola fine: è il primo capitolo di un discorso che, proprio perché in continua evoluzione, non si concluderà mai”.