Palestre e centri fitness, perdite per 1 miliardo di euro e 200mila posti di lavoro a rischio
20 Aprile 2020 - di Claudia Montanari
ROMA – L’emergenza sanitaria data dal Coronavirus ha fatto chiudere palestre e centri fitness e, a più di un mese dall’inizio del lockdown in Italia, gli esperti del settore tirano le somme e temono un’ecatombe. Secondo le stime, in Italia la perdita economica del settore palestre e centri fitness ammonta ad oggi (in 5 mesi) a 1 miliardo di euro con oltre 200mila posti di lavoro a rischio. Secondo i dati, emersi dalla ricerca di Ifo (International fitness observatory), al quarto mese di stop, oltre l’82% dei club ritiene che non avrà più le risorse per sopravvivere alla crisi.
Ifo chiede quindi interventi strutturali concreti per proteggere il giro di affari di palestre, piscine e centri fitness, in cui ruotano le vite di migliaia di lavoratori tra personal trainer, istruttori di fitess e nuoto ma anche bagnini, segretari, inservienti, personale delle pulizie e molte altre figure professionali.
L’industria del fitness e dello sport rappresenta per l’indotto una realtà di rilievo nell’economia nazionale. Ifo (International fitness observatory), in collaborazione con la società Egeria, ha realizzato una ricerca coordinata da Paolo Menconi, presidente dell’osservatorio, coinvolgendo oltre 6.700 club in tutta Italia.
Nel 2019, in tutta Europa il settore fitness ha visto una crescita costante, con circa 65 milioni di iscritti ai club e con ricavi totali pari a circa 28 miliardi di euro. L’Italia, con l’8% del mercato europeo, dopo Germania (20%), Inghilterra (19%) e Francia (9%), era al quarto posto in Europa con oltre 5,5 milioni di persone iscritte in palestra e con un mercato annuale di oltre 2,3 miliardi di euro.
Dai risultati dell’indagine emerge innanzitutto che il panorama delle palestre in Italia è composto per la maggioranza (59%) da piccoli club indipendenti, solo il 12% appartiene a catene e quasi il 3% in franchising. Il restante 28% è formato da piccoli studi di yoga, pilates, ecc. Sempre dai dati risulta che solo il 23% dei club ha oltre della metà dei clienti con un abbonamento annuale. Meno del 40% delle palestre ha convenzioni o partnership con aziende o con il mondo della salute.
Rispetto alla componente economica, oltre il 90% dei club ha stimato sul periodo di febbraio e marzo un mancato incasso tra l’80% e il 90%, considerando che le chiusure hanno seguito periodi differenti nelle varie regioni d’Italia. Il settore perde mensilmente tra il 5% a più del 10% sul fatturato annuale, con un impatto economico che, in circa 5 mesi di inattività, si stima potrebbe superare 1 miliardo di incassi.
Paolo Menconi, presidente di Ifo, spiega: “i risultati di questa ricerca indicano che l’industria del fitness è in un momento difficilissimo e senza precedenti. Non va dimenticato che è un settore che ha un ruolo sociale fondamentale per il benessere psico-fisico dei cittadini, con un’offerta molto variegata e per tutte le tasche. Il settore va protetto con interventi strutturali seri e concreti, sia per chi vi lavora sia per i clienti, per potersi rimettere in piedi e continuare a guardare serenamente al futuro”.
Oltre l’83% delle palestre ritiene che le misure adottate finora non siano sufficienti a sostenere il settore, suggerendo tra i provvedimenti principali la sospensione di incombenze fiscali e bollette (77%), forme di finanziamento a fondo perduto (72%), agevolazioni e forme di indennizzo per il danno indotto da cause di forza maggiore (65%).
Se la situazione è difficile per tutti, la capacità economica di poter resistere è differente: il 22% dichiara di avere autonomia per 1 mese. In 2 mesi il 61% ritiene di non avere le forze economiche per superare la crisi. Il 77,3% dei Club potrebbe non farcela in 3 mesi. Al quarto mese di stop, il rischio è quello che oltre l’82% dei Club non sopravviva. Solo il 3,4% dei club potrebbe avere le risorse economiche per resistere a cinque mesi di chiusura.
Foto in evidenza by bruce mars on Unsplash