7 frasi che un genitore non dovrebbe mai dire a un figlio
5 Marzo 2015 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Essere genitori è uno dei mestieri più complicati del mondo. Non si nasce genitori, ma ci si diventa. Esistono tuttavia una serie di frasi che non bisognerebbe mai dire ai nostri piccoli, anche a fronte di atteggiamenti capricciosi e poco ammirevoli. Eccone alcune.
1. “Mi dai solo disturbo”: con una dichiarazione come questa è normale per un bambino sentirsi un peso. Probabilmente si tratta di una frase non sentita dal genitore, che viene detta solo per sfogo. Eppure il bambino potrebbe soffrirne tremendamente.
2.”Adesso ti metto in castigo”: l’autorità non si dimostra così. Il bambino non comprende il vero motivo per cui viene punito.
3. I confronti e le comparazioni: “Tuo fratello è meglio di te…La tua amichetta non fa queste cose”. Il bambino potrebbe sentirsi inferiore e portare avanti nel tempo questa convinzione di sé nel corso della sua vita.
4. “Sei un rompiscatole”: il tuo tempo è poco e il bambino vuole attenzioni. Lui non comprende ancora il valore del tempo. Vorrebbe essere sempre al centro delle tue attenzioni e un eventuale rifiuto non è positivo in nessun caso. Meglio decidere con lui stesso una specie di tabella di marcia, così che non rimanga deluso.
5. Minacciarlo: “Se non fai i compiti dico tutto a tuo padre”. Così facendo, la mamma delegittima il suo potere e lo mette nelle mani del padre. Il piccolo vivrà male il suo rapporto con i doveri consoni alla sua età, li affronterà sempre male.
6. “Sei stupido”: una frase apparentemente innocua che potrebbe segnare per sempre la personalità del figlio. Ogni volta che tenterà di essere migliore in qualcosa, riecheggerà in lui quel giudizio severo della persona che lo ha messo al mondo.
7. Non fargli mai i complimenti e di conseguenza distruggere sempre ogni suo successo. “Bene, ma potevi fare di più”. Questa tecnica educativa non ha necessariamente i risultati positivi. Il figlio potrebbe crescere perennemente insoddisfatto di quello che ha, non riuscendo a dare valore agli obiettivi raggiunti. Non si tratta di gratificarlo continuamente, ma di riconoscere ciò che è evidente.