ROMA – Gravidanza e salute del feto, quali sono i limiti del test del dna libero del futuro bimbo? E quali i rischi? Li spiega Elena Meli sul Corriere della Sera.
Il test del dna libero o del dna fetale (detto anche Nipt, Non Invasive Prenatal Testing) permette, con un semplice prelievo del sangue di rivelare quasi tutto sulla salute del nascituro. Ma uno studio pubblicato su Genetics in Medicine ha messo in dubbio l’efficacia e l’esaustività di questo test.
Il test del dna fetale, poi, in alcuni casi non è eseguibile per la scarsità di materiale fetale. Viene eseguito solo nelle strutture private, e costa tra i 500 e i 700 euro.
Se per la sindrome di Down e per la trisomia 18 l’attendibilità è rispettivamente del 99% e del 98%, per la trisomia 13 l’attendibilità è dell’83% mentre per i difetti dei cromosomi sessuali l’attendibilità oscilla tra il 60% e il 100%.
“L’equivoco è crederlo un test diagnostico, come amniocentesi o villocentesi, quando invece può servire solo per individuare le donne ad alto rischio di avere un bimbo con malformazioni, dice Paolo Scollo, presidente della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (Sigu) e segretario dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine. Significa che un risultato positivo va sempre confermato con un esame invasivo, a cui il test del Dna fetale non può perciò in alcun modo sostituirsi, come a volte si fa credere”.
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