STRASBURGO – Ancora una bocciatura per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Arriva dalla Corte di Strasburgo e potrebbe rendere presto possibile anche per le coppie italiane fertili ma affette da malattie geneticamente trasmissibili la procreazione e la diagnosi preimpianto.
La Corte europea dei diritti umani ha respinto la richiesta delle autorità italiane di ridiscutere il caso della coppia Costa-Pavan. Diventa così definitiva la sentenza che la stessa Corte ha emesso lo scorso 28 agosto con cui l’Italia era stata condannata per aver violato il diritto al rispetto della vita familiare e privata dei due coniugi Costa e Pavan, affetti da fibrosi cistica.
Per i giudici il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto è “incoerente”: questo perché mentre con la legge 40 si vieta l’impianto dei soli embrioni non affetti dalla malattia dei genitori, gli stessi genitori possono abortire se il feto è affetto dalla patologia.
Da uno studio comparato condotto dalla Corte di Strasburgo l’Italia risulta uno dei pochissimi Paesi, assieme all’Austria e alla Svizzera (che, però, dovrebbe presto cambiare la legge) a vietare ancora la diagnosi preimpianto per prevenire la trasmissione di malattie genetiche.
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