Utero in affitto, Ucraina patria delle madri surrogato. Come fare
31 Luglio 2013 - di Mari
KIEV – Utero in affitto, è l’Ucraina la patria delle madri surrogato. Il Paese ritenuto la patria delle donne più belle del mondo è una delle mete più richieste per chi non può avere un figlio autonomamente. E la caccia di clienti di cliniche specializzate passa dal web.
Siti aggiornati su tutto, dal contatore delle nascite che avvengono nella clinica agli alberghi in cui si può risiedere mentre si sta in Ucraina, fino ai pacchetti tutto compreso scontati. Con prezzi che vanno dai 9mila ai 50mila euro.
Gli aspiranti genitori italiani, però, spesso scelgono anche altri Paesi, come India, Canada, Stati Uniti, Creta (Grecia) e Israele.
L’avvocato Giorgio Muccio, che ha seguito diversi casi di coppie finite in tribunale dopo essere tornate in Italia con un bebè ottenuto da madre surrogata, ha spiegato all’agenzia Adnkronos come funziona dal punto di vista burocratico:
“Le coppie si presentano all’ambasciata di Kiev per chiedere il cosiddetto passaporto temporaneo per rientrare in Italia con il bebè, presentano l’atto di nascita compilato secondo la legislazione ucraina. Un documento vero dal punto di vista formale, perché fatto secondo una legge che permette la maternità surrogata ma non vero per la legislazione italiana”.
“La questione è che, in base alla Convenzione dell’Aia del 1961, la coppia non fa alcun falso presentando quel documento. Loro non attestano di essere genitori biologici, ma chiedono la registrazione dell’atto di nascita ucraino (ritenuto autentico secondo la legge ucraina) all’ufficiale di stato civile” italiano. “Il documento viene girato dall’ambasciata all’ufficiale di stato civile della località in cui ha la residenza la coppia. Se ci sono dubbi circa l’autenticità parte anche la segnalazione. E ormai succede regolarmente, perché credo che le ambasciate abbiano ricevuto disposizioni in tal senso”.