“Alla corte di Valentino”, il libro scritto dall’ex sarto del maestro di moda
30 Gennaio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – È opera del maestro sarto Sebastiano Di Rienzo con l’aito di Maria Stella Rossi, il libro “Alla corte di Valentino, L’ultimo imperatore della moda e dello stile” dedicato al maestro di stile per eccellenza.
Di Rienzo, che lavorato con il grande couturier nei gloriosi anni Sessanta agli esordi della sua brillante carriera, è disarmante nella sua totale devizuibe al “maestro” di un mestiere e di una vita e dichiara candidamente la sua riconoscenza per Valentino durante la presentazione del volume, corredato da foto ricordo, edito da De Luca Editori d’Arte, che AltaRoma ospita in chiusura delle sfilate nella capitale, a Santo Spirito in Sassia.
Ho lavorato per Valentino quattro anni – rivela il sarto mente sfilano alcuni suoi capi dell’epoca – come tagliatore di tessuti pesanti e modellista, ma lui mi ha insegnato tutto. Gli devo la gioia di vivere, mi ha portato bene tutta la vita. Avevo 19 anni e venivo da Capracotta, dall’alto Molise. Erano gli inizi degli anni Sessanta. Valentino era agli esordi, in via Condotti, e io mi presentai alla sua premiere per lavorare. C’erano tanti giovani in attesa. Lui non aveva contatti diretti con nessuno. Ma a me dissero che se volevo potevo cominciare il giorno dopo. Io non ci andai: intanto era martedì e portava male cominciare un lavoro in quel giorno della settimana, poi avevo un impegno con la mia famiglia e non volevo far vedere quanto avevo bisogno di lavorare. Quando ho conosciuto da vicino il maestro l’ho venerato, come tutti, perché Valentino è una persona speciale che non si può non venerare”.
“Adorare casomai” interviene Danka Schroeder, che è stata una delle modelle preferite di Valentino e lo descrive “generoso, ma troppo possessivo”, mentre “io amo la libertà nei rapporti”. “Comunque mi reputo fortunato – prosegue Di Rienzo riprendendo il filo dei suoi ricordi – ero giovanissimo e le porte anche allora erano sbarrate a chi voleva cominciare”. E’ vero, aggiunge Roberto Polidori: “C’erano il marchese Giorgini e poche sartorie romane, esclusive, un circolo chiuso. Erano gli anni della Sala Bianca a Pitti e Valentino aveva presentato una piccola collezione di abiti bianchi dedicati a Jacqueline Kennedy a Palazzo Barberini a Roma. Fu lì che cominciò il mito. Oggi neppure a 30 anni i ragazzi trovano certe opportunità di lavoro”.
Certo era Valentino, era intransigente fin dal suo esordio con chi lavorava per lui. Viene letto un passo del libro dove Di Rienzo racconta di quando stavano preparando la sfilata per la Sala Bianca e Valentino fece sfasciare e rifare l’orlo di una cappottino fino allo sfinimento a lui e ad un altro sarto. Fino a quando il suo collega ebbe un lampo di astuzia e decise di mettere un cartone all’interno dell’orlo per renderlo più teso.
“Finalmente è perfetto!”, esclamò Valentino, mentre noi avevamo sudato le classiche sette camicie” Grazie a Valentino, scrive il sarto nel libro, anche per le opportunità di aver visto da vicino miti come Liz Taylor, che in quegli periodo era a Roma per girare il film Cleopatra con Richard Burton. “Venne in atelier – racconta – e io andai ad attenderla al portone, ma si ruppe l’ascensore e io non posso dimenticare che fu portata sulle scale dal marito e da una guardia del corpo che fecero un seggiolino con le mani”.
Di Rienzo è un maestro dell’Accademia dei Sartori che ha avviato al mestiere oltre mille giovani. Insegna allo IED di Roma e tra i suoi allievi è passato anche Pier Paolo Piccioli, uno dei due attuali stilisti del brand Valentino.