Dove sono i designer di gioielli?
30 Gennaio 2018 - di Claudia Montanari
Scostumista-Dove sono i designer di gioielli?-Durante la sfilata di star e musicisti più o meno conosciuti e affermati che si sono tenuti Domenica 28 Gennaio in occasione dei Grammys 2018 al Madison Square Garden di New York, a completare i look di molti protagonisti del red carpet erano i gioielli Schwartz Jewelers. Gli outfit di per sé erano mediamente brutti, alcuni veramente orrendi, tranne poche eccezioni, come l’abito di Gucci indossato da Lana Del Rey e quello di Valentino indossato da Lorde. Ma anche i gioielli non spiccavano per il loro fascino. Noto però che Lady Gaga, Rita Ora, Heidi Klum, Chrissy Teigen, e altre artiste indossavano, chi orecchini, chi bracciale di brillanti, chi collane e anelli, tutti firmati Schwartz Jewelers. Non conoscevo questo marchio, qui in Europa non va per la maggiore, e un motivo forse c’è. Incuriosita vado a vedere il sito, e il primo approccio non è quello che ci si aspetta da un sito di alta gioielleria, sembra piuttosto una pagina pubblicitaria di un discount. Poco fiduciosa clicco su “Diamond Ring” e sembra di trovarsi tra le vetrine delle gioiellerie dell’aeroporto di Dubai. Bassa oreficeria. Le pietre saranno anche purissime, i tagli perfetti, la qualità ottima, ma il design? Perché non si vedono più meravigliosi gioielli come quelli disegnati da Jean Fouquet, René Lalique, da Marcel Boucher, Jean Déspres? Ma anche la bigiotteria deco firmata Trifari o Joseph Mezer hanno una lavorazione di qualità più elevata. Provate a “googlare” questi nomi, guardate il loro lavoro, l’incisione, la fantasia che c’era nel progettare quei pezzi straordinari e poi tornate sul sito di Schwartz Jewelers. A voi non viene da domandarvi perché una diva che deve scegliere un outfit per il red carpet presta tanta cura per l’abito e poi si ritrova infilato al dito un banale anello con cuoricini di brillanti? Quanto si sarà fatta pagare Heidi Klum per appendersi all’orecchio quegli enormi orecchini tempestati di brillantini neri che a prima vista sembravano bigiotteria cinese?Non è questa gioielleria di Cincinnati che mi rattrista, che a quanto pare in 75 anni è riuscita ad aprire filiali in tutti gli States, il problema è l’appiattimento del gusto, l’abbassamento generale nella qualità dei manufatti; anche Tiffany sembra diventata una catena low cost. Nessuna Audrey Hepburn contemporanea si incanterebbe davanti alle sue vetrine. di Annapaola Brancia d’Apricena