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Elisabetta II: nella vita di corte ha indossato più di 5000 cappelli

ROMA- Si sa, oltre al tè rigorosamente delle cinque, oltre ai cavalli e agli amati corgi, ciò che non può assolutamente mancare alla regina è il cappello. Un vero “must” regale, imprescindibile da ogni abito per la regina Elisabetta d’Inghilterra. Impossibile restarne senza. Rigorosamente sempre in tinta con cappottini e soprabiti, mai con i tailleur, troppo borghesi.

A giudicare da quello che dice il settimanale francese “Point de vue” sembra che dal giorno della sua incoronazione Elisabetta II ne abbia indossati oltre 5mila, tutti diversi l’uno dall’altro.

”Ne esistono circa 500 modelli – ricorda ancora il settimanale francese- Accessorio reale e regale, il cappello, sui quali puntano i più accaniti bookmakers”.

Secondo Robert Lacey, uno dei biografi di sua maestà

”il cappello in fondo si porta al posto della corona. Un simbolo, dunque, non un semplice accessorio, che permette tra l’altro di scorgere la sovrana tra la folla”.

Anche Louise Salvail, celebre modista originaria di Montreal, non ha dubbi:

”Il suo guardaroba è assolutamente classico, ma sono convinta che la regina sfoghi la sua vena di follia proprio nei cappelli”. ”Uno stile atemporale, quello dei cappelli di sua maestà la regina Elisabetta II diventati nel corso degli anni veri e propri oggetti di design”.

Nel corso del lungo regno di Elisabetta II numerosi gli stilisti e le modiste che si sono avvicendati a Buckingham Palace. Gli inizi con Aage Thaarup, di origine danese, il suo atelier su Kings Road, aveva già lavorato per la ‘queen Mum’. Vere e proprie opere d’arte i suo cappelli scolpiti come turbanti.

Dopo gli anni ’60 sarà la volta della francese Simone Mirman, allieva di Elsa Schiaparelli, più eccentrica, più rivoluzionaria. In una intervista a ‘Point de vue’ rivela Simone Mirman:

”Le regina Elisabetta è sempre stata una donna molto semplice, sceglieva solo quello che le piaceva e che le stava alla perfezione. ‘Eravamo all’unisono, sulla stessa lunghezza d’onda, ma non avrei mai influenzato i suoi gusti”. E aggiunge ancora nella breve intervista: ”Quando eravamo insieme spesso si allontanava, all’improvviso, per andare a vedere, in televisione, i suoi cavalli che correvano”.

Nel 1990 Simone Mirman lascia l’azienda e si ritira nel sud-est del’Inghilterra passando il testimone a Philip Somerville, un neo-zelandese, formatosi chez Harrod’s con atelier a Bond Street e nel sofisticato quartiere di Marylebone.

Scrive “Point de vue”:

”Come nessun altro Philip Somerville ha riscritto il tema del cappello ‘elisabettiano’, ne ha disvelato i segreti. Il cappello non deve nascondere il viso alla regina d’Inghilterra, non deve essere né troppo piccolo, né troppo grande per permettere a sua maestà di entrare e uscire dalla Rolls lasciando sempre intravedere i boccoli bianchi”.

Un vezzo, un guizzo all’alba del suo 60esimo anno di regno.

Claudia Montanari

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