François-Henri Pinault, elogi all’Italia: “Made in Italy, una forza da proteggere”
7 Novembre 2012 - di Claudia Montanari
MILANO – Ospite d’onore al Convegno organizzato da Pambianco che ha avuto luogo a Milano i 6 novembre scorso, il CEO PPR François-Henri Pinault ha manifestato grande apprezzamento per il nostro Paese. L’imprenditore ha sottolineato come marchi “Made in Italy” come Gucci, Brioni, Sergio Rossi, Bottega Veneta, siano alcune delle griffe “chiave” del suo gruppo, rappresentando l’80% del fatturato totale PPR.
Il CEO ha dichiarato: “L’Italia per noi è ben più di un mercato importante. Per noi Made in Italy è sinonimo di modernità e innovazione, di artigianalità d’eccellenza. Il lavoro del cuoio, per esempio, vede in Italia savoir-faire unici, scomparsi nel resto del mondo. Tutte caratteristiche che sono supportate da decenni o secoli di storia e tradizione, qualità fondamentali, ma fragili e da salvaguardare”. E ancora: “I grandi nomi italiani che fanno parte del nostro Gruppo non li trattiamo come fossero fiori recisi che abbelliscono il nostro spazio. Li rispettiamo e ci sforziamo costantemente di rafforzare le loro radici e il legame con la loro terra d’origine. Dietro il made in Italy c’è infatti tutta una rete di produttori pieni di vivacità creativa; c’è una rete di piccole e medie aziende che permettono ci sia trasmissione di vocazioni, di capacità artigianali, di capitali. Le marche del nostro gruppo difendono in maniera forte lo sviluppo del made in italy”.
Pinoult ha poi precisato come la Francia e l’Italia abbiano molti tratti culturali in comune, tra cui ovviamente la moda ed il lusso nei quali entrambi gli Stati eccellono, forti anche della storia che hanno alle spalle e della qualità dei tessuti e dei prodotti.
Ed è proprio sulla sartorialità che bisogna puntare: “Fino ad oggi in Paesi emergenti come Cina, India e Brasile, nonostante siano potenze economiche e demografiche, non si è sviluppata un’industria del lusso. L’Europa continua ad avere l’egemonia nel settore, basti pensare che nella classifica Interbrand di quest’anno, tre quarti dei 100 più grandi nomi del lusso sono europei” ha dichiarato il CEO, sottolineando che “Cina o India potranno eccellere nei settori del mobile, della porcellana, della seta o ancora dei gioielli, ma sarà difficile che si affermino con altrettanta forza nel prêt-à-porter o nella pelletteria. Penso che esisterà un lusso cinese, indiano o brasiliano, ma non necessariamente in tutti i segmenti del mercato e, in ogni caso, ci vorrà del tempo perché la tradizione si sviluppi e si radichi”.