Hostess, velate o in minigonna: come cambia la divisa in giro per il mondo
8 Maggio 2015 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Hostess, velate o in minigonna: come cambia la divisa in giro per il mondo. Non tutte le assistenti di volo hanno lo stesso look. Alcune vestono in modo più casto, come quelle delle compagnie pachistane che indossano lunghi sari, altre più libertino, come quelle delle texane, che hanno hot-pants. Altre ancora non possono rinuciare al cappello con velo che scende su una parte della testa, come quelle di Emirates.
Parliamo di uno dei mestieri più ambiti per l’universo femminile. La prima hostess assunta si chiamava Ellen Church, e negli anni Trenta viaggiava a bordo della Boeing Air Transport con un’ottima retribuzione: 125 dollari. Un libro di Betty Riegel «Up in the air», oltre al volume fotografico di Keith Lovegrove «Stile a 30 mila piedi», ripercorre la storia di queste splendide lavotratici, che passano la maggior parte del loro tempo in volo.
“L’hostess doveva avere il fisico di una top-model, il saper-fare di una casalinga e la capacità di risolvere ogni emergenza”, ricorda la Riegel.
Come scrive Michela Proietti sul Corriere:
” (…) Per conquistare un posto in cielo a bordo di Pan Am o del Concorde, le candidate dovevano dimostrare di passare senza confusione dall’inglese al francese, e subito dopo passeggiare con eleganza e portamento all’interno di una stanza. Anche in Italia, le regole non erano meno severe: le aspiranti hostess dovevano avere un diploma di nurse, sapersi destreggiare tra mille difficoltà e viste le ridotte dimensioni dei velivoli non essere più alte di un metro e 61. Non solo un ruolo «decorativo»: le hostess hanno messo in piedi uno dei più potenti sindacati al femminile”.