La blogger Chiara Ferragni batte cassa…..é scandalo!

3 Aprile 2012 - di marina_cavallo

Milano – Ferve sul web il dibattito sui/sulle blogger di moda che a molti hanno cominciato a dare veramente fastidio. Da qui l’accusa di essere dei dilettanti che non solo si atteggiano a guru della moda ma soprattutto non si accontentano più solo di inviti alle sfilate o di regali “firmati” ma cominciano a pretendere di essere pagati  per la loro presenza come delle vere “celebrity “. Riportiamo qui i 2 primi post sull’argomento.

Da R.it Economia&Finanza 2 aprile 2012

I NODI DEI BLOGGER VENGONO AL PETTINE

La scorsa settimana, il marchio di abbigliamento Stefanel ha invitato a Milano un gruppo di blogger da tutto il mondo per promuovere la nuova collezione, in un evento esclusivamente dedicato a loro. Nella schiera, però, mancava il nome di una delle più famose in Italia. Secondo alcune indiscrezioni, infatti, la nuova “star” interverrebbe agli eventi soltanto dietro un compenso a quattro zeri.

La notizia, poi, è stata confermata da un’altra casa di moda che aveva provato a contattare la giovane ragazza per partecipare a una presentazione. La risposta ricevuta era piuttosto categorica: sapete il mio compenso, avrebbe detto. Soprattutto, sappiate che non voglio più essere chiamata blogger e che d’ora in poi accetterò inviti e collaborazioni soltanto da marchi di fascia alta, come Chanel e Dior per intenderci.
Gli addetti alla comunicazione del marchio di moda sono rimasti, ovviamente, a bocca aperta. Ed è stato inutile ricordare alla ragazza che aveva da poco prestato il suo volto a campagne pubblicitarie di prodotti dedicati al largo consumo e che il suo nome era legato a una linea di accessori di prontomoda. A differenza di quanto possa sembrare, però, il punto dolente di questa storia non è la blogger, ma chi la coinvolge. Il cortocircuito che sta avvenendo negli uffici di marketing e comunicazione dei fashion brand, infatti, riguarda proprio le strategie dedicate a internet.
Fino a oggi, infatti, il massimo della modernità era coinvolgere questi nuovi soggetti dell’informazione nelle proprie pianificazioni e nei propri eventi. Ma da domani in poi, ovvero da quando i blogger inizieranno a battere cassa, cosa cambierà? Innanzitutto verranno al pettine i veri contatti, i click reali generati da loro (e non più solamente il numero spropositato di post che vengono scambiati per notizie). E soprattutto si ritornerà a parlare di una delle caratteristiche più importanti e preziose per la moda: la qualità. Il sogno di un bene di lusso, infatti, si sgonfia come un palloncino di fronte a una ragazzina mal vestita che si fa fotografare su un marciapiede.

Da LINKIESTA  3 aprile 2012

Le lacrime di coccodrillo sui blogger di moda
Marta Casadei – 2 aprile 2012

Il casus belli di questo post è un articolo che è uscito oggi su Affari e Finanza di Repubblica. Ne “I nodi dei blogger vengono al pettine”(http://www.repubblica.it/supplementi/af/2012/04/02/modaedesign/043backy.html ) il collega Simone Marchetti racconta di come una delle più importanti blogger italiane di moda sia una simpatica testimonial prezzolata dalle case di moda. La persona in questione non viene mai nominata nel pezzo, ma da molti viene identificata come Chiara Ferragni, titolare de The Blonde Salad. L’articolo di Repubblica si è rivelato una miccia ben piazzata: il popolo della moda si è scatenato on e offline con giudizi che spaziano dal “La Ferragni deve andare a lavorare ” – per quanto ne so quello è il suo lavoro e, sempre per quanto possa supporre, è ben più redditizio del mio – a “io quella la brucerei viva”.

Che cosa importa a voi, che del mondo della moda non fate parte?

Mediamente, niente. Si può sopravvivere non sapendo abbinare una faccia al nome Ferragni, e anche senza troppa difficoltà.

Però da questo caso traggo una riflessione personale che vorrei condividere con voi: perchè una delle maggiori blogger italiane di moda deve essere una testimonial prezzolata dalle case di moda? Perchè l’informazione (o pseudo tale) di moda deve sempre sconfinare nella pubblicità? Di blogger ce ne sono tanti al mondo: ci sono i ragazzi di Blogosfere che fanno blogging da quando io ero all’università, sono specialisti del SEO (mentre molti giornalisti web non sanno proprio cosa sia, ahiahiahi) e postano in tempo reale pezzi su gli argomenti più vari che spaziano dallo sport alla politica..alla moda, con il blog (quello sì, è un blog) Blogosfere Style&Fashion, che è quasi arrivato a 1 milione di visite.

Poi ci sono i blog che sono nati a mo’ di critica costruttiva (penso a Metilparaben, ma anche allo stesso Wittgenstein di Luca Sofri) e quelli che hanno fatto scoppiare scandali di un certo livello (ricordate Filippo Sensi alias nomfup che ha fatto dimettere il ministro della difesa UK, Liam Fox?). Ci sono i blog come il mio che trovate legati a testate come Linkiesta. E poi ci sono i blogger di moda: loro in genere non danno notizie, non scovano retroscena (fatta eccezione per Backstage di Paola Bottelli) e non fanno critiche costruttive. Loro dettano tendenze, si fotografano/fanno fotografare/fotografano altri vestiti in un certo modo.

Il primo blog a sfondare nel mondo della moda è stato quello di Scott Schuman, The Sartorialist: Schuman, ex insider del mondo della moda, newyorkese (almeno d’adozione), cominciò a fotografare le persone per strada mostrando al mondo – e all’industria del settore – quanto lo street style poteva essere diverso dalle vetrine dei negozi. Una cosa divertente, anche utile se vogliamo. Peccato che poi, a viziare il tutto, sia arrivato quel fortissimo e, ahimè, poco contrastabile meccanismo che lega a doppio filo il mondo della moda alla pubblicità.

I blogger – giovani, simpatici e superfashion blogger – sono stati subito individuati ( e si sono chiaramente prestati a farlo, chiariamoci) come un economicissimo strumento di diffusione web dei prodotti moda.

La logica, detto in poche parole, è un po’ questa: per costringere una testata a pubblicare il mio prodotto x oggi come oggi devo essere un investitore e una pagina pubblicitaria su una rivista di moda costa una cifra considerevole. Ma se invece di comprare una pagina di pubblicità sulla rivista tal de’ tali, mando 5 prodotti in regalo ad altrettanti blogger di punta, non è più economico e più veloce?

Così sono nati i fenomeni come Chiara Ferragni che, diamo a Cesare quel che è di Cesare, magari non sarà amata dai suoi ( e miei) colleghi, ma è tutt’altro che scema: in quanto testimonial, sa farsi pagare. Anche cifre a 4 zeri.

Adesso è il momento dell’indignazione, dunque. Ma a creare Frankenstein, ci insegna la letteratura, ci si smena sempre prima o poi.

 

Vi proponiamo anche qualche immagine di Chiara Ferragni sul “lavoro”……tanto per farvi un’opinione in merito.