Moda, corto e floscio non ci piace… il calzino
30 Giugno 2015 - di Claudia Montanari
ROMA – Moda, corto e floscio non ci piace… il calzino. Eroiche le sfilate uomo milanesi di quest’anno: ci hanno provato in tutti i modi a riabilitare il calzino corto. Di più, hanno tentato di proporcelo corto e floscio. Le prossime stagioni, ne siamo certi, vedremo orde di uomini in completo e calzino corto bianco perché “non lo sai? È l’ultima tendenza”. Ma c’è qualcosa, cari uomini, che forse non sapete: il calzino corto non è solo una tendenza, è uno stato d’animo. Negativo. Sempre. È un danno nell’immaginario femminile, è l’anticoncezionale per eccellenza. Stampatevelo bene in testa: non importa se la maggior parte delle case di moda italiane, da Prada a Versace passando per Bottega Veneta, hanno tentato di riabilitarlo: il calzino corto, per giunta bianco e floscio, solo se siete Federer e state giocando la finale a Wimbledon. In tutti gli altri casi no. Mai.
La piaga del calzino corto, d’altronde, aumenta con l’arrivo della primavera ma anche in inverno non ne siamo immuni. Bastano 30 secondi fermi ad un semaforo per essere inondati da agghiaccianti visioni di centauri in sella a moto glamour e… calzino corto in mostra. Una volta i turisti tedeschi con sandalo e calzino erano presi di mira, accerchiati e ridicolizzati da noi italiani, da sempre attenti all’eleganza. Oggi invece non è più un problema di turisti stranieri, che paradossalmente una giustificazione a questo delitto del buon gusto ce l’hanno eccome visto che, inglesi a parte, le regole di una adeguata vestizione se le sono perse con la riforma Luterana.
Noi invece no che non abbiamo una giustificazione e non saranno certo le case di moda nostrane a farci credere che sì, da questa stagione il calzino corto e floscio è fashion. Noi, che esportiamo la moda in tutto il mondo, dovremmo seguire solo una regola chiara e semplice: il calzino corto no. Il calzino corto e bianco assolutamente no. Ma anche il calzino lungo e bianco potrebbe essere un valido motivo di “non accoppiamento”. Queste tre categorie possono causare gravi danni alla collettività femminile e il non saperlo non è tollerato: è come la legge, non ammette ignoranza.