È ufficiale: PPR non esiste più. Adesso arriva Kering
25 Marzo 2013 - di Claudia Montanari
PARIGI – La voce girava già da un po’ ma solo ora è diventata ufficiale: PPR non esiste più. Al suo posto, ci sarà invece KERING, il nuovo nome con cui sarà battezzato di nuovo il gruppo del lusso guidato da Francois-Henri Pinault a partire dal prossimo 18 giugno.
Cambia nome, dunque, ma non solo quello: anche il logo sarà nuovo, e sarà una civetta stilizzata simbolo, come spiega la società in una nota, “di saggezza, protezione e chiaroveggenza che incarna il carattere visionario del gruppo” per evidenziare il nuovo corso della compagine, ovvero il segmento lusso e lifestyle.
Con questa nuova “fase” il colosso francese sottolinea l’abbandono dell’attività di distribuzione nei prossimi mesi, si legge sempre nella nota, per incentrarsi invece su un unico business: quello dell’abbigliamento e degli accessori attraverso marchi di lusso e sport & lifestyle. Strategia che aveva avuto il via con l’ingresso nel 1999 in Gucci Group e che ora conta nel suo portafoglio anche Bottega Veneta, Saint Laurent, Alexander McQueen, Balenciaga, Brioni, Christopher Kane, Stella McCartney, Sergio Rossi, Boucheron, Girard-Perregaux, Jeanrichard, Qeelin, Puma, Volcom, Cobra, Electric e Tretorn. Per quanto riguarda il capitolo distribuzione, dopo la cessione nel 2006 dei department store Printemps, il gruppo punta a cedere La Redoute e Fnac. La strategia di uscita si completano con lo scorporo di Redcats e con la recente cessione dei marchi Ellos e Jotex allo svedese Nordic capital fund III a febbraio.
Ma questa non è la prima volta che PPR cambia nome, bensì la quinta dopo Pinault sa, Pinault-Printemps, Pinault-Printemps-Redoute e Ppr.
“Cambiare identità è la conclusione logica e necessaria della nostra trasformazione”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato Francois-Henri Pinault. “Oltre a un semplice cambiamento di perimetro e attività, questo nome rispecchia la nuova missione del gruppo”.
Il termine Kering rimanda al verbo inglese “to care” la cui traduzione in italiano significa “prendersi cura”, ma si lega anche a un termine bretone che significa “casa” e “luogo dove vivere”.