In Russia il Natale parla italiano: spopolano reagali Made in Italy
27 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Che i russi amino il lusso è cosa nota. E, in periodo di Natale, i regali che vanno per la maggiore in quel della Russia parlano italiano. Vanno a ruba i brand affermatissimi, come Valentino, Gucci, Armani, Dior o Vuitton, ma soprattutto il Made in Italy. Anche secondo nuove forme di collaborazione tra designer di Mosca e produttori italiani.
Un esempio, che in questo momento rappresenta un vero trend, è un foulard di seta stampato a Como con artisti affermatissimi, come gli AES+F, freschi di premio Kandinsky, o Andreij Ljublinskij. I primi hanno usato il ‘progetto Islam’ – capace a suo tempo di scatenare feroci polemiche internazionali – per enormi fazzoletti di seta pregiata, destinati ai colli delle signore del bel mondo moscovita. Ma anche ai taschini dei signori più in vena di eleganza.
“Avevamo iniziato a produrli in Russia, ma volevamo la qualità e la creazione di oggetti di valore, obiettivamente belli”, spiega Valeria Rodnyansky, titolare dei negozi Sahaltay-Boltay che ha ideato, prodotto (in Lombardia) e commercializzato a Mosca l’idea. “Ho molti amici in Italia e avevo girato già un po’ di fabbriche tessili. Attraverso Tatiana Arzamazova (esponente del gruppo AES+F) ho trovato l’azienda giusta, in grado di produrre per artisti di livello internazionale”.
In realtà si tratta di due società comasche: Voguehouse Srl, che ha studiato il progetto e Artestampa che lo ha realizzato. “Abbiamo lavorato senza problemi con la signora Valeria” afferma l’AD di Voguehouse, Fabio Corti che già collaborò con il Metropolitan Museum di New York e il Poldi Pezzoli di Milano. “Hanno subito capito quello che volevamo”, replica la Rodnyansky. Mosca oggi più di altre città al mondo è un mercato del lusso, che permette anche di portare idee nuove. E anzi, come insegna la case history di Sahaltay-Boltay, il livello di qualità richiesto è sempre più alto. Ma non solo nella capitale. Secondo l’amministrazione russa, una città come Sochi crescerà nel consumo di prodotti di lusso dell’8%, Kaliningrad del 4,5%, Krasnodar, Kazan, Perm del 5%. E di conseguenza la domanda dalle città sarà via via più esigente.
È chiaro che la qualità è sempre più un imperativo categorico. Dalla Perestroika ormai lontana, i marchi occidentali hanno sviluppato e costruito flagship store a Mosca e San Pietroburgo. Mentre due principali distributori russi, di importazione del lusso, si dividono il mercato interno dagli anni 90: Mercury e Bosco di Ciliegi, che controllano anche i principali grandi magazzini di Mosca: rispettivamente lo TSUM e il GUM.