Scostumista: 10 cose che voglio ricordare del 2015
31 Dicembre 2015 - di Silvia_Di_Pasquale
ROMA – Scostumista. Saranno più di dieci le cose che ricorderò di quest’anno che se ne va, ricordi intimi, pubblici, sociali, momenti importanti, ma anche immagini quotidiane che si faranno sempre più vaghe e delebili. Sarà la mia mente che col tempo selezionerà cosa imprimere nella mia memoria, intanto voglio fissare su questo foglio bianco e condividere con voi dieci indimenticabili momenti legati al mondo della moda. Non andrò in ordine d’importanza, ma in cima a tutto mi si palesa prepotentemente
1- Il debutto di Alessandro Michele per Gucci.
Rompe qualsiasi legame col passato dell’azienda, con lo stile minimale di Tom Ford e con quello rassicurante di Frida Giannini ed irrompe col suo personalissimo linguaggio fatto di contaminazioni vintage, colori caldi, siluette seventies, tessuti broccati mixati con plissé di pelle e chiffon impalpabili, nocche e rouches reali o trompe l’oeil, la donna non è più sexy in modo scontato, ma sfilano modelle quasi geek, con occhiali dalla montatura importante, pellicce dall’allure Margot Tenenbaum , intervallati da look androgini con ampi pantaloni morbidi in cady e camice con fiocco al collo. Di grandissimo impatto la collezione autunno/inverno 2015-16 con cui Michele debutta, seguita dalle collezioni primavera/estate e pre-collezioni per il prossimo inverno che confermano l’estro creativo di questo ragazzo che già da 13 anni lavorava da Gucci e che meritatamente vince l’International Design Award lo scorso novembre in occasione dei British Fashion Awards
2- Mi ha lasciato più freddina il debutto di Jhon Galliano per la Maison Margiela.
La casa di moda belga acquisita da Renzo Rosso abbandona il nome Martin e chiama l’eccentrico stilista inglese, fermo ormai da quattro anni dopo essere stato licenziato da Dior, alla guida di un brand che ha fatto del minimalismo la sua bandiera vincente.
Galliano resta fedele al suo stile, fatto di colori urlati, trucco stravagante, modelli eccentrici che poco si addicono al concetto di sobrietà e alla preferenza del bianco assoluto a cui ci aveva abituati Martin Margiela. Ma se la scommessa di Renzo Rosso mi è apparsa abbastanza azzardata con la collezione autunno/inverno 2015-16, mi sono dovuta ricredere con la successiva collezione primavera/estate 2016 in cui lo stile Galliano si mixa in modo più fluido all’estetica Margiela, complice anche l’evidente ispirazione “Giappo” che si presta da tre d’union tra i due linguaggi estetici.
3- Il debutto di Lorenzo Serafini per Philosophy.
Non conoscevo Lorenzo Serafini che precedentemente ha lavorato all’ombra di brands
come Blumarine, Dolce&Gabbana e Cavalli e che con il marchio prodotto da Aeffe e fondato da Alberta Ferretti ha avuto la possibilità di farsi conoscere ed acclamare per la sua moda romantica e tenera, fatto di lolite leggiadre in abiti lunghi in fluttuante mousseline, rouches, merletti e nocche, pantaloni ampi e pellicce in mongolia pastello. Colori tenui e fantasie delicate. “Leggiadra” è il termine giusto per definire le collezioni Philosophy by Lorenzo Serafini, ogni outfit è un dolce desiderio che ti prende allo stomaco.
4- L’addio di Alber Elbaz a Lanvin
Dopo 14 anni lo stilista israeliano lascia inaspettatamente la direzione artistica della Maison per dissidi interni con la la proprietaria della società, l’imprenditrice taiwanese Shaw-Lan Wang. Inaspettata perché Elabz aveva riportato ai fasti la più antica casa di moda francese facendole raggiungere consistenti fatturati. Ricorderò il suo modo perfetto di mixare lo stile metropolitano con lo spirito nomade, i tagli a vivo, i drappeggi, le linee pulite, i volumi ampi, la femminilità che ha regalato alle donne. Ricorderò i suoi abiti e ricorderò lui, con l’immancabile papillon e gli occhiali dalla montatura spessa. Dovrò abituarmi ad associare il suo nome ad un altro importante brand, sono certa che avverrà presto.
5- Raf Simons lascia la direzione creativa di Dior.
Dopo tre anni e mezzo di collaborazione il designer belga interrompe la collaborazione con la Maison per motivi personali. Dal 2012 il rigore di Simons, allora proveniente dalla direzione di Jil Sander, riporta Dior ad uno stile meno eccentrico a cui ci aveva abituati Galliano. Rivisita gli anni ’40 e ’50, quelli di Christian Dior, la linea ad A, la mitica giacca Bar, le gonne a corolla. Fedele alla sua capacità di mischiare classico e contemporaneo, romanticismo e rigore, Simons ci saluta dal cortile del Louvre con la collezione primavera/estate 2016.
7- Alexander Wang lascia Balenciaga.
Dal 2012 Wang era al timone del team creativo di Balenciaga, ma a luglio arriva la notizia che il contratto non gli verrà rinnovato. “La crescita del brand è la testimonianza del successo del suo lavoro” – afferma Isabelle Guichot, presidente e CEO di Balenciaga.
Nonostante non rimarrà indelebile nelle nostre menti come la collaborazione del marchio con Nicolas Ghesquière, sono le ultime due collezioni di Wang per Balenciaga che affermano il successo del suo lavoro, attingendo agli archivi storici di Cristobal, reinterpreta in chiave moderna lo stile Balenciaga dando un tocco di leggerezza agli abiti. Leggerezza che ci trasmette anche con la sua immagine esile e i lunghi capelli neri e sottili quando ci saluta sorridente al termine di ogni sfilata.
8- L’addio di Krizia a questo mondo.
Dopo tanti addii, quello di Mariuccia Mandelli è un addio definitivo. Ci lascia all’inizio di dicembre dopo aver vissuto proficuamente 90 anni.
Un anno fa l’azienda, insieme a tutto l’archivio storico, è stata venduta alla società cinese Shenzen Marisfrolg Fashion, passando la direzione creativa alla presidente Zhu ChongYun.
Ricorderemo il suo stile moderno e innovativo fatto di linee geometriche ed essenziali, tagli asimmetrici, materiali inediti e l’uso sapiente del plissé. E ricorderemo lei col suo caschetto preciso, perfetto e rigoroso, antitesi della sua moda che le ha valso il soprannome di Crasy Krizia.
9- Le sfilate di Slimane per Saint Laurent.
Da quando nel 2012 Heidi Slimane è il direttore creativo di Saint Laurent, guardo estasiata le sue collezioni rock facendomi assorbire da quell’estetica scura, stropicciata, underground, mi lascio trasportare nelle sue atmosfere dark, ossessive, travolta dal glamour, dal glitter, dal trucco sfatto, dalle calze smagliate, dal lato oscuro e seducente di quell’estetica losangelina che lui ama tanto e che riesce a trasmetterci con i suoi outfits, con le immagini in bianco e nero che scatta, con la musica indie che accompagna le sue sfilate. Saint Laurent è un modo di essere.
10-La sfilata Zoolander di Valentino.
Marzo 2015, Paris Fashion week. La sfilata di Valentino, serissima e perfetta come ormai Maria Grazia Chiuri e Pier Paolo Piccioli ci hanno abituati, si chiude a sorpresa con un finale ironico: geniale uscita di Ben Stiller e Owen Wilson, aka Derek Zoolander e Hansel McDonald, con tanto di selfie e blue steel.
“Sospetto che ci sia altro nella vita oltre ad essere bello bello in modo assurdo”- disse Derek Zoolander.
Auguro a tutti un 2016 bello bello in modo assurdo. Annapaola Brancia D’Apricena.
(Foto Instagram).