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Ferragamo al Louvre, Ricci agli Uffizi: e la moda “paga”

ROMA – La moda e l’arte si incontrano a Firenze e Parigi. Il museo del Louvre ospiterà la sfilata di Salvatore Ferragamo, mentre alla Galleria degli Uffizi di Fienze a farla da padrone saranno le italianissime camicie di Stefano Ricci. Le stesse camicie amate da Nelson Mandela e da Barack Obama. Un incontro che alla moda costerà: gli stilisti “ringrazieranno” i musei per l’ospitalità a colpi di ristrutturazioni. Uno scambio che nel mondo dell’arte, a volte più snob dei “colleghi” modaioli, proprio non va giù.

Se Ferragamo ha sponsorizzato il restauro della Sant’Anna di Leonardo, capolavoro ora esposto in una mostra anche questa a carico della casa fiorentina, a Ricci spetterò la nuova illuminazione della Loggia dei Lanzi, in piazza Signoria. Ma oltre al restauro Ricci dovrà pagare un canone, di cui non si conosce ancora l’entità, dato che Cristina Acidini, soprintendente del Polo museale fiorentino, non l’ha ancora rivelato.

A chi non ha preso bene la storia degli sponsor, la Acidini ha risposto: “Certo, non sono cose da fare tutti i giorni, ma episodicamente si può. Ricci è un marchio internazionale che fa onore a Firenze”. Ed oltre ad onorare Firenze, ha anche quella pecunia di cui le amministrazioni ai beni culturali sono, notoriamente, sfornite.

Antonio Natali, direttore degli Uffizi, alla sfilata dell’arte nell’arte non ha replicato, se non attraverso le voci dei suoi collaboratori, che hanno detto: “ha tutta un’altra idea di come si debba valorizzare un museo”. Pensiero condiviso anche da Tomaso Montanari, noto oppositore al “marketing della cultura”, che dichiara: “Gli Uffizi sono il luogo in cui, attraverso un vaglio rigoroso, si è depositata la coscienza storica dell’arte italiana. Farci una sfilata è una lesione morale a valori culturali non appaltabili a nessun privato”.

E gli stilisti? Di certo non potevano tacere i propri pensieri. E così Ferragamo ribatte: “Mantenere il patrimonio artistico è un dovere di tutti, del resto mio padre è venuto a Firenze perché si sentiva ispirato dalla sua cultura, perché stupirsi che l’arte alimenti la creatività in ogni settore?”.

Insomma questo sponsor “s’ha da fare”. L’arte si “ritocca” a costo zero, e non nelle mani di miracoloso chirurghi nemici dell’imperfezione del corpo umano. La moda si innalza e si proclama arte in stoffa. Non stupisce allora il pensiero del filosofo Sergio Givone: “Del resto, o l’arte, nella percezione comune, ha un posto importante, e allora non sarà uno stilista ad offenderla, oppure, se davvero la moda può sopraffarla, siamo già spacciati, e non sarà una sfilata a peggiorare le cose”. La creatività è creatività, questo non si discute.

vnicosia

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