La lettera SOS di Vivienne Westwood per salvare il pianeta
26 Ottobre 2021 - di Claudia Montanari
Vivienne Westwood, la lettera SOS
“Questa è la mia opportunità per far capire al mondo cosa succede, perché milioni di persone non sanno cosa sta accadendo. Niente è connesso, se guardiamo alle notizie che riceviamo. E invece tutto è connesso”, dice Vivienne Westwood.
La stilista ha iniziato a creare abiti nel 1971 col compagno Malcom McLaren (manager dei Sex Pistols) e guida oggi quello che può essere definito uno degli ultimi brand indipendenti al mondo.
Farà un discorso che la stessa stilista definisce “il migliore che abbia fatto”. Raccoglie 52 pensieri annotati durante l’anno appena trascorso. “Questa è la mia opportunità per far capire al mondo cosa succede. Finora non avevo la soluzione, ora ce l’ho. La soluzione è che dobbiamo cambiare l’economia. Certo dobbiamo fermare le guerre, ma soprattutto cambiare l’economia, perché crea inquinamento”.
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Parola chiave: Rewild
Nella sua ‘new economy’ la parola chiave è Rewild, ovvero tornare a uno stile di vita più connesso alla natura.
“Se i governi aiuteranno potremmo farlo subito, abbiamo bisogno della cooperazione dei governi, così potremo tornare ai livelli pre-industriali. Un esempio? Se vuoi costruire una casa, prendi in affitto uno spazio e diventi il custode dello spazio. Nessuno può possedere un certo territorio ma solo Madre natura. Nessun paese dovrebbe poter essere proprietario di una parte di oceano”, dice Vivienne Westwood, che racconta di essere stata in Cornovaglia, dove vive suo figlio, e aver visto come si lavora in connessione con la natura.
E’ invece appena arrivata a Firenze da Napoli, dove Juergen Teller ha scattato la campagna della sua collezione PE 22. ”Ho adorato il museo di Capodimonte”, dice elogiando le meraviglie dell’Italia (domani dovrebbe andare agli Uffizi). C’è chi chiede che fare con la moda, un’industria che essa stessa inquina.
“Comprate meno e comprate meglio. E comprate abiti che durano”, è la sua regola, da sempre, che affianca le tante cause supportate: Greenpeace (nel 2013 disegnò il loro logo ufficiale Save The Artic), Amnesty International, Liberty, Reprieve, solo per citarne alcune. Vestirebbe la più famosa attivista dei giorni nostri, Greta Thunberg? Chissà, forse un giorno. “Mi piacerebbe darle dei miei vestiti, – dice – ma non so se li metterebbe, ha le sue idee. Quando la vedo penso che sia bellissima, autentica, fantastica”.