Zara e i due brand statunitensi Anthropologie e Patowl sono nel mirino delle autorità messicane con l’accusa di “appropriazione indebita culturale” dei disegni delle comunità indigene del Paese. Il ministero della Cultura ha chiesto ai produttori di questi capi di chiarire “su quali basi viene privatizzata una proprietà collettiva” che corrisponde a gruppi etnici fin dall’antichità.
La ministra Alejandra Fraustro ha sottolineato che per “un principio di considerazione etica”, è necessario attirare l’attenzione locale e globale “su una questione urgente come la tutela dei diritti dei popoli indigeni, che storicamente sono stati resi invisibili”.
In due recenti note riportate dai media locali, Fraustro accusa Zara, che fa parte della multinazionale spagnola Inditex, di copiare i tradizionali abiti “huipiles” delle città di San Juan Colorado, stato meridionale di Oaxaca, nel disegno del vestito Midi.
Anthropologie, a sua volta, è accusato di aver copiato elementi distintivi della cultura e dell’identità del popolo Mixe di Santa María Tlahuitoltepec, sempre a Oaxaca. Patowl, infine, è accusato di aver fabbricato magliette copiando gli “abiti tradizionali” del popolo zapoteco della comunità di San Antonino Castillo Velasco, nella stessa provincia.
Fraustro ha chiesto a queste aziende di collaborare con le comunità da cui hanno tratto i disegni senza permesso o pagamento di alcun diritto. Evitando così di minare “l’identità e l’economia dei popoli” e nel rispetto di un “commercio equo” che tratti in modo equo creatori indigeni, imprenditori e designer.
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Non è la prima volta in Messico che il governo e le stesse comunità indigene denunciano questo genere di condotte da produttori di marchi di moda di fama mondiale. Come nel caso della sarta francese Isabel Marant, che è stata costretta a chiedere scusa all’Esecutivo e a una comunità indigena di Michoacán per appropriazione culturale.
L’azienda che realizza i capi della stilista venezuelana-americana Carolina Herrera è stata accusata nel 2019 di appropriarsi di ricami dalla comunità di Tenango.
In passato, Inditex è già finita nel mirino delle autorità messicane per i suoi marchi Rapsodia e Mango. All’epoca, erano stati accusati di aver sviluppato modelli copiati da disegni tradizionali e dai ricami della cultura indigena del Paese.
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