Performance e Mostre tra Roma e Milano
17 Ottobre 2017 - di Claudia Montanari
Scostumista-Io Combatto è un’azione simbolica di Sarah Revoltella che diventa gesto collettivo e globale, con una performance diffusa . Un gruppo di performer in giro per il mondo, nello stesso momento daranno vita alla stessa azione, collegati in diretta streaming. Sarah Revoltella al centro, dal vivo, mentre sugli schermi gli altri cinque performer agiranno contemporaneamente. Un gioco di specchi e rifrazioni che si spande come un’eco nel resto del mondo. Basta con l’inganno della guerra. È una vibrazione potente, un’azione ideologica forte che condanna proponendo un’alternativa. Per questo il progetto, completamente indipendente e no profit, ha trovato nella figura di Michelangelo Pistoletto e del suo Terzo Paradiso un alleato e un partner naturale e affine sin dall’inizio. Proprio la visione di Pistoletto di porre l’arte al centro di una rivoluzione sociale condivisa è il punto connettivo e d’incontro tra Revoltella e il Terzo Paradiso Io Combatto mette in scena la vendita delle armi, rivelandone il potenziale aggressivo e distruttivo in modo tecnico e lineare. Sarah Revoltella, e gli altri performer con lei, arriva, apre delle casse, ne tira fuori una dopo l’altra una serie di armi, e per ciascuna fa una presentazione delle caratteristiche e del loro potenziale offensivo sull’ambiente e sulle persone. Sarah Revoltella finisce. Dietro di lei una fila di armi disposte a terra, ciascuna con la canna puntata verso il pubblico. L’artista allora torna indietro e ricomincia il giro, partendo dalla prima delle armi che aveva estratto dalle casse. La prende, la alza in aria e inaspettatamente la scaraventa contro il suolo, dove quella esplode in mille frammenti. Sono opere di ceramica, sculture iperrealiste, fragili, inoffensive e belle. L’estetica delle armi, della guerra in generale è potentissima, infatti, nel suo potere di fascinazione. Nel silenzio totale che avvolge la scena l’artista si china e inizia a raccogliere i frammenti in un sacco, li porta fuori all’aperto, dove li pianta in un prato, nella terra, tracce simboliche di morte e distruzione che, grazie all’arte, potrebbero rinascere a nuova vita come semi di altro. Sarah Revoltella combatte idealmente una guerra poetica e politica, in cui affonda le mani nelle viscere della guerra e ne estrae la possibilità di cambiare la cultura della guerra con quella del disarmo, ma anche del dialogo e del confronto, cioè di una società che tramite l’arte possa cambiare ed evolvere, opporre la cultura della vita a quella della morte. Il progetto Io Combatto prosegue, come una lunga marcia verso il disarmo, verso una dismissione della cultura delle armi. La performance di Sarah Revoltella, che va avanti da anni, come un mantra, di performance in performance, diffonde il suo messaggio. Come nell’ultimo atto alla 57° Biennale di Venezia dove l’azione di Sarah Revoltella è stata l’epicentro di una performance diffusa in streaming in cinque paesi del mondo. Questa mostra di Roma è una restituzione di quell’azione collettiva e diffusa tra Venezia, New York, Mosca, Karachi, Istanbul e Parigi: decine di armi in ceramica distrutte, rese macerie, per evocare quello che fanno le armi e la loro cultura di morte, e per visualizzare che però possono anche trasformarsi in semi per una rinascita, per un futuro diverso. La performance avrà luogo domani 18 ottobre 2017 alle ore 15,45 presso l’Archivio Centrale dello Stato.
Si inaugura oggi a Milano presso la Fondazione Carriero:Sol LeWitt. Between the Lines, una mostra a cura di Francesco Stocchi e Rem Koolhaas organizzata in collaborazione con l’Estate of Sol LeWitt. Nel decennale della scomparsa di Sol LeWitt (Hartford, 1928 – New York, 2007), Between the Lines intende offrire un punto di vista nuovo sulla pratica dell’artista statunitense, esplorandone i confini – nel rispetto di quelle norme e di quei principi alla base del suo pensiero – e isolando i momenti fondanti del suo metodo di indagine e dei processi che ne derivano. Attraverso un sostanziosa selezione di opere il progetto espositivo esplora la relazione del lavoro di LeWitt con l’architettura. Between the Lines si basa su una chiave di lettura tesa a riformulare l’idea che sia l’opera a doversi adattare all’architettura, fino ad arrivare a sovvertire il concetto stesso di sitespecific. Nel 1967 LeWitt pubblica sulla rivista Artforum il testo “Paragraphs on Conceptual Art” – considerato tutt’oggi basilare per la comprensione dell’arte concettuale – che sancisce il primato dell’idea sull’esecuzione, attribuendo così maggior rilievo al concetto e al processo rispetto all’oggetto, segnando l’inizio della progressiva riduzione al grado primordiale dell’opera d’arte. Il compito dell’artista è dunque quello di formulare il progetto, la sua esecuzione invece può essere affidata a chiunque, il suo credere nell’artista come generatore di idee ha aggiunto una nuova dimensione al suo ruolo, avvicinandola alla figura di un architetto che crea un progetto per un edificio e poi delega la produzione effettiva ad altri. (Fino a sabato 23 giugno 2018). di Annapaola Brancia d’Apricena