Debbit, il rapper che si autofinanzia facendo il babysitter

Debbit, il rapper che si autofinanzia facendo il babysitter

14 Ottobre 2014 - di aavico

ROMA – “Non sono brutto e cattivo, non ho nemmeno un tatuaggio e per continuare a fare musica di pomeriggio faccio il babysitter“. Emanuele Marzia, in arte Debbit (“con due B perché a Roma è così”), spazza via con entusiasmo e con un ottimismo contagioso tutti gli stereotipi sui rapper. Ha 25 anni ed è cresciuto a Roma, al Trullo, periferia sud-ovest della città. E come tanti della sua età si arrangia con lavori saltuari.

“Mi occupo di una bimba di 10 anni, la vado a prendere a scuola, la aiuto a fare i compiti. Vengo da una famiglia operaia, che vive la crisi economica, e da quando ho deciso che la musica sarebbe stata la mia vita, ho deciso anche di non pesare più sul bilancio familiare e di trovarmi un lavoro fino a quando non riuscirò a mantenermi solo di musica”, racconta Debbit all’Ansa, rivelando anche che da ragazzino aveva cominciato con i graffiti. “Sì, lo ammetto, per alcuni potevo essere un vandalo, avevo bisogno di far leggere il mio nome ovunque. Ma ora ho trasformato il ‘vandalismo’ in lavoro e mi chiamano per dipingere le serrande di bar e locali”.

Scoperto e lanciato da Piotta, il giovane rapper è al suo secondo Ep, Fuori controllo, un minialbum di quattro canzoni, in attesa di un vero e proprio debutto discografico che dovrebbe arrivare all’inizio del 2015, in un momento d’oro per il rap italiano. Dalle giurie dei talent, con X Factor e The Voice, al Festival di Sanremo passando anche per i reality show, come Pechino Express, la musica “parlata” sta spopolando. “Sono orgoglioso e fortunato di vivere questo momento. Il rap è passato dall’esser niente a tutto. Una trasformazione che da una parte si giustifica con il solito ritardo di 20 anni che ha l’Italia su tutto rispetto al resto del mondo, e dall’altra al fatto che l’avvento del rap ha coinciso con la crisi. Perché il rap è denuncia e protesta”.

Nel panorama italiano, Debbit, che si esercita ogni giorno nell’arte del freestyle con cura e precisione, dice di non avere nessun riferimento “perché io aspiro ad essere unico ed originale. Ma a parte le manie di grandezza, per discorso tecnico e artistico mi piace Fabri Fibra. Il primo che ha dato una scossa al panorama musicale italiano”.

Sulla politica preferisce astenersi, non critica Fedez sulla vicenda della sua partecipazione alla convention del Movimento 5 Stelle, ma spiega che “io non sarei andato. Non mi immischio e non farò niente per schierarmi neanche in futuro”.

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