Jovanotti: "Ora mi fermo per un anno"

Jovanotti: “Ora mi fermo per un anno”

18 Dicembre 2013 - di aavico

ROMA – Ha il senso della misura, e conosce il valore della solidarietà. Così, vuoi per stanchezza dopo “un anno strepitoso” in cui “abbiamo fatto il più gran tour italiano” e dopo che è uscito “un pacco di roba” tra disco e libro e tanto altro, ora Jovanotti si ferma. “Almeno un anno”, poi si vedrà. Questo per quanto riguarda la misura; rispetto alla solidarietà, invece, è di questa natura il legame che lo unisce a Trieste: la morte, esattamente due anni fa, di uno studente diciannovenne, Francesco Pinna, schiacciato dal palco che stava montando al Palatrieste proprio per uno spettacolo di Jovanotti. “Sono cose che ti segnano”, commenta. “Non ho mai incontrato Francesco e me lo ritrovo nella mia vita”.

Dunque, quando può, viene a Trieste e incoraggia i ragazzi “diversamente abili” della onlus Calicanto (dove lo stesso Pinna era volontario), che si danno da fare con strumenti musicali e sport: si può imparare qualunque attività anche se si ha qualche limitazione. Così, “stamani ero a casa, mi sono messo in auto e sono venuto”. Giusto equilibrio tra star system e bravo “ragazzo”. Inevitabile, la domanda sui progetti. “Sono in zona sviluppo-ricerca – ha spiegato -. E’ uscito un pacco di roba, anche troppo. Sto scrivendo roba nuova e sto vivendo perché per scrivere una canzone bisogna vivere: è la vita che ti ispira in qualche modo”. La vita è anche ciò che sta accadendo in Italia, come le tante manifestazioni di protesta e la crisi. Lorenzo Cherubini risponde in termini molto generici: “In questo momento chi ha la fortuna di poter fare, ha l’impegno di fare meglio, di fare ancora di più, di dimostrare ancora più fiducia, più entusiasmo di stare al mondo”, per il resto, “mi astengo dal dare giudizi, perché il giudizio è sempre parziale e poco efficace”.

“Sono italiano e cerco di fare la mia parte – ha aggiunto – In questa situazione che ci coinvolge tutti io cerco di fare la mia parte che vuol dire fare ancora di più quello che faccio, cioè non smettere per dedicare le mie energie ad altro, ma dedicare ancora più energie a far bene quello che faccio. In fondo – ha aggiunto ancora – credo che attraverso una canzone, una esibizione, un concerto si possa seminare un senso si appartenenza, un senso di bellezza, un senso di vitalità che poi è quello che la musica ha sempre fatto. E poi, quando il momento non è facile, la musica c’è sempre e sempre di più e chi fa musica, quando il momento non è facile, continua. Quindi non do giudizi sul momento che viviamo ma un augurio sì, certo e anche un impegno: un impegno a far bene”.

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