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100 documenti dell’Archivio Segreto Vaticano in mostra a Roma

ROMA – Per celebrare i suoi 400 anni, 100 documenti provenienti dall’Archivio Segreto Vaticano per la prima volta sono esposti al pubblico presso i Musei Capitolini. Il Vaticano ha dato per l’esposizione i manoscritti più importanti che coprono 12 secoli di storia del mondo, e che vanno dai documenti dei processi più noti dell’Inquisizione, ai manoscritti di grandi scienziati e pensatori. In un archivio unico, con una scaffalatura che raggiunge la lunghezza totale di 85 km, ci sono 400 anni.

La firma autografa di Galileo Galilei

In precedenza, per poter accedere ai manoscritti antichi era richiesto un permesso speciale; ora chiunque può guardare la firma di Galileo in calce al giudizio nel processo dell’Inquisizione, l’ultima lettera di Giordano Bruno alla regina Maria Stuarda di Scozia prima della sua esecuzione, e altri manufatti preziosi. Sicuramente la curiosità per i misteri della storia viene soddisfatta visitando questa mostra.
La mostra si intitola “Lux in arcana – L’Archivio Segreto Vaticano si rivela”.
I preziosissimi documenti potranno essere ammirati fino al 9 settembre.
Ad Umberto Broccoli, Sovraintendente dei Beni Culturali della Capitale, Emanuela Campanile ha chiesto prima di tutto di spiegare la straordinarietà della mostra:
R. – Per la prima volta vengono esposti 100 documenti, quindi un evento unico nel suo genere: unico, ma spero ripetibile. Unicità anche per le forze materialmente in campo. Parlerei di ricongiungimento, perché sono i Musei Capitolini che ospitano una mostra del Vaticano: noi ricordiamo infatti che Roma cristiana, che è la base di Roma medievale, è nata qui, in questo triangolo che vede il Campidoglio, il Laterano e San Pietro e quindi il Borgo. Dunque è come un ricongiungimento della storia qui in Campidoglio, attraverso i documenti antichi, vergati con l’inchiostro su pergamena.
Ed è anche un ricongiungimento con le tecnologie nuove, perché la mostra dà uno spazio infinito alla multimedialità, per poter vedere anche con gli occhi del terzo millennio. Quindi unicità e ricongiungimento.

Alessandro Rubecchini, responsabile della conservazione dei documenti esposti alla mostra e responsabile del laboratorio di conservazione e restauro dell’Archivio Segreto Vaticano ci parla, innanzitutto, dell’allestimento:

R. – Tutte le teche e le bacheche che sono state costruite appositamente e su misura per ciascun documento sono state tutte provate e sperimentate in modo da rendere il più possibile idonea la conservazione di questi preziosissimi e unici documenti durante i sei mesi della mostra.

D. – Perché si chiama Archivio Segreto Vaticano?

R. – Tutti pensano che nell’Archivio Segreto Vaticano ci siano nascoste cose particolari. In realtà segreto deriva dal latino “secretum” che significa privato: in pratica è l’archivio privato dei Papi.

D. – Nell’Archivio ci sono documenti non consultabili e perché?

R. – Ci sono dei documenti momentaneamente non consultabili, come in qualunque altro archivio al mondo. Non è una anomalia, perché per poter consultare certi documenti c’è bisogno di riordinarli. Se prendiamo, ad esempio, tutta la documentazione relativa a Giovanni Paolo II, ci sono circa 15 mila buste e questo significa avere milioni e milioni di documenti da numerare e inventariare. Solo così possiamo rendere questi documenti consultabili agli studiosi.

D. – Una mostra – “Lux in arcana – L’Archivio Segreto Vaticano si rivela” – che percorre circa 12 secoli di storia: ovviamente anche il materiale con cui sono fatti questi documenti è cambiato?

R. – Il materiale si è evoluto, perché c’è stato sempre più bisogno di scrivere. Prima si utilizzavano le pergamene, perché era molto costoso ma si scriveva poco: nella Firenze del ‘400 un codice miniato costava quanto un palazzo di quattro piani…

D. – I materiali con cui sono fatti questi documenti?

R. – Dalla pergamena alla carta, a materiali anche più particolari: la lettera dell’Imperatrice Elena Sidicina è fatta di seta, quella degli indiani d’America è fatta con la corteccia di betulla. Ogni cultura utilizzava i materiali che aveva a disposizione. (mg)

fonte Radio Vaticana

marina_cavallo

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