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Cannes, Nanni Moretti nominato “commendatore delle arti”

CANNES (FRANCIA) – Nanni Moretti è di buonissimo umore. Sopra la camicia a quadrettini azzurra sfoggia al collo una bella croce verde: ha appena ricevuto dal neo ministro della cultura francese Aurelie Filippetti il titolo di commendatore delle arti e delle lettere, una delle massime onorificenze insieme alla Legion d’onore. “Il primo giorno qui, il mio collega in giuria Alexander Payne venendomi incontro mi ha salutato ‘commendatore’, io non sapevo ancora nulla dell’onorificenza. Penso che, come nel film Gli occhi di Laura Mars, Payne vede nel futuro e forse sa già chi avrà la Palma d’oro”, dice Moretti al Café des Palmes.

“E’ un grande onore ricevere in Francia, durante Cannes e da un membro del nuovo governo Hollande questo titolo, anche se penso sia una coproduzione tra vecchio e nuovo presidente. Da tempo i francesi hanno deciso di essere generosi con me e i miei film, finora non si è interrotta questa storia d’amore”. Moretti, riallacciandosi a quanto detto nella serata di apertura in riferimento alla problematica situazione italiana, ribadisce la sua ammirazione per la Francia, “il paese che dimostra più attenzione al cinema, per le sale, le quote tv, il sistema coordinato di produzione e distribuzione, fatto di strutture solide”.

La Filippetti ha fatto un excursus biografico su Moretti, ha ricordato i premi a Cannes come La stanza del figlio Palma d’oro nel 2001, i tanti film, la Vespa rossa di Caro Diario (“purtroppo per la mia schiena la uso ancora”, commenta Moretti), gli occhi di tragedia e commedia sul Bel Paese, Il caimano e i Girotondi, “Moretti ha tutte le palette – dice la neo ministro alternando francese e italiano – di un artista completo: è autore, attore, produttore, distributore oltre che regista. “Vorrei ricordarne un’altra – aggiunge Moretti – importantissima: la mia attività di spettatore e qui a Cannes sono uno spettatore davvero felice. Vedere tanti bei film con la giuria, spettatori più colti e attenti e appassionati , tutto più di me, anche più allegri di me – scherza – è esaltante, due settimane di felicità”. Poi conclude ricordando il padre, professore di epigrafia greca. “Erano i tempi in cui tentava invano di chiamarmi Giovanni, non sapevo niente di latino e greco, ma ero sempre promosso. Disse una frase che mi è rimasta in mente e che ora mi ricorda la situazione del mio rapporto con la Francia: ‘Giovanni, finche’ dura.’, infatti al primo liceo mi bocciarono. Qui per fortuna non è ancora accaduto”.

Le immagini della premiazione (foto LaPresse)

lbriotti

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