Cannes: “On The Road”, viaggio tra libertà e dolore
23 Maggio 2012 - di lbriotti
CANNES – L’impresa di adattare al cinema On the road, Sulla strada – il romanzo mito e insieme maledetto di Jack Kerouac, uscito nel ’57 dopo 9 anni di rifiuti editoriali, adorato da molte generazioni – ha tentato per anni tanti, da Francis Ford Coppola, Jean Luc Godard, Gus van Sant e Marlon Brando (almeno così nel ’57 ha sperato l’autore) e molti altri come Montgomery Clift, secondo leggende correnti. La sfida impossibile di tradurre il vagabondare di Kerouac poco più che ventenne dal ’47 al ’50, dall’Est all’Ovest dell’America, senza piani di viaggio se non sperimentare la massima libertà possibile in tutti i sensi, ha attirato anche Walter Salles, il regista brasiliano di Central do Brasil.
Il film, in concorso a Cannes, è tra i più attesi: file più del solito prima della proiezione stampa e grande folla alla conferenza per un’opera coraggiosa che non mette d’accordo tutta la critica, ma certo è piena di spunti interessanti. ”Mi piacerebbe – dice Salles – che On the road fosse visto da un pubblico giovane, che si abbandonasse al percorso anche doloroso dei giovani protagonisti che alla fine si interrogano sul senso della loro esistenza e che li spingesse a leggere il libro di Kerouac con la stessa passione con cui l’ho letto io a 17 anni, un’opera di ‘rottura’ che mi ha segnato”. Prodotto da Coppola (almeno come produttore avrà coronato il suo sogno), in un mix realizzativo franco-brasiliano, sarà a ottobre in sala distribuito da Medusa. Talmente l’impresa era rischiosa, continua Salles, ”che prima ho realizzato un documentario, percorrendo tutti i settemila chilometri descritti minuziosamente nel libro di Kerouac, intervistando quante più persone possibili legate alla beat generation, come Lawrence Ferlinghetti”. Un incontro decisivo è stato con John Cassidy, il figlio di Neal, il poeta icona della beat generation che nel romanzo si chiama Dean Moriarty ed è interpretato dal bravissimo Garrett Hedlund.
”Ci ha fatto capire – sottolinea Salles – che Sulla strada non era un racconto sulla Beat Generation, che arrivò più tardi, ma sull’epopea di due giovani ventenni che non erano consapevoli che quei viaggi avrebbero cambiato la loro vita del tutto”. Poi, dopo aver scelto il cast – da molto prima delle riprese aveva preso Kristen Stewart (Twilight), Sam Riley come il protagonista Sal Paradise, l’alias di Kerouac, e Hedlund-Moriarty – ”siamo stati per quattro settimane in un camp boot, un soggiorno ‘d’addestramento”’. Nel film come nel romanzo, cui è piuttosto fedele, lo spunto per viaggiare per stati senza confini arriva a Sal Paradise, un giovane aspirante scrittore newyorchese cui è appena morto il padre, dall’incontro con un nullafacente affascinante, Dean Moriarty e dalla sua sposa Marylou, giovane e molto libera sessualmente. Nel loro giro a Ny c’è anche il cugino di Sal Carlo Marx (Tom Sturridge), nella realtà l poeta beat Allen Ginsberg.
L’intesa tra loro è magica, una fratellanza totale: affamati di libertà, droghe dalla marijuana alla benzedrina, sesso, partono senza meta incontrando via via altre situazioni, il lavoro nei campi di cotone, il jazz imperante – la musica regala alcune delle scene più belle del film – le immense praterie, e altri incontri come quello importante per Dean con Camille (Kirsten Dunst), che sposerà e avrà due figli. La Camille del romanzo in realtà è Carolyn Cassady, ”che ha 88 anni e che ha accettato – dice Salles – di raccontare la sua storia di madre coraggio che ha cresciuto i figli avuti da Neal Cassady aspettando ogni volta che il poeta tornasse a casa da lei”. C’è anche Old Bull Lee (Viggo Mortensen) ossia il piùanziano dei poeti beat, dipendente dall’eroina, William S. Burroghs. ”I debiti cinematografici sono dichiarati, a cominciare da Wim Wenders e dalla cinematografia on the road per l’appunto”, aggiunge Salles, che per il genere coltiva evidentemente una grande passione avendo gia’ fatto un’opera simile (anche nei rischi visto che li’ di mezzo c’era un altro mito, Che Guevara) con I diari della motocicletta.
”Il viaggio vagabondo dei due protagonisti è per loro come una scoperta geografica, della vita, del loro corpo – le scene di sesso, anche le meno ortodosse, abbondano – della natura, cercano di trovare la libertà in un contesto, l’America conservativa e puritana del dopoguerra, che va loro stretto. E’ una ricerca ad andare ad ogni tappa sempre più in là per vedere cosa riserva l’orizzonte dopo l’ultima frontiera visitata”, dice il regista. On the road per Salles ”è qualcosa di molto contemporaneo. Questo romanzo mi parla in prima persona, ma ho lasciato che facesse lo stesso effetto agli attori, a ciascuno ho detto di essere spontaneo e preparato, cosi’ ogni singolo attore ha potuto offrire il proprio feeling con Kerouac”.
Il photocall di “On The Road” presentato oggi 23 maggio a Cannes (foto LaPresse):