Greenpeace, clean graffiti a Milano: “Chiediamo alla moda di ripulirsi”
19 Febbraio 2013 - di lbriotti
MILANO – A poche ore dall’inizio della settimana della Moda di Milano, i clean graffiti di Greenpeace invadono le vie più note dello shopping milanese per lanciare il guanto di sfida della campagna “The Fashion Duel” al mondo dell’Alta moda.
Nel corso della notte tra il 18 e il 19 febbraio, una squadra di attivisti di Greenpeace ha costellato i marciapiedi del quadrilatero della moda con le immagini della campagna “The Fashion Duel” e il messaggio “Let’s clean up fashion”, chiedi alla moda di ripulirsi, utilizzando la tecnica dei “clean graffiti” che, rimuovendo lo sporco dalle superfici, crea immagini e messaggi temporanei su strade e marciapiedi.
Quindici le case di moda, undici italiane e quattro francesi, a cui Greenpeace chiede di ripulire le proprie filiere da fenomeni come la deforestazione e le sostanze tossiche adottando politiche di acquisto della pelle e della carta per il packaging a Deforestazione Zero e l’eliminazione delle sostanze tossiche attraverso un concreto impegno a Scarichi Zero lungo la propria filiera.
Nella classifica di “The Fashion Duel” le case d’Alta moda sono state valutate in base alla trasparenza delle loro filiere produttive, politiche ambientali in atto e la disponibilità a un impegno serio per dire no alla deforestazione e all’inquinamento. Fino ad ora l’unico brand a impegnarsi per raggiungere gli ambiziosi obiettivi Deforestazione Zero e Scarichi Zero è Valentino Fashion Group.
“Abbiamo chiesto all’Alta moda di garantirci dei meccanismi virtuosi che impediscano a fenomeni come la distruzione delle ultime foreste del Pianeta e l’inquinamento delle risorse idriche globali di contaminare i nostri vestiti. – afferma Chiara Campione, responsabile campagna The Fashion Duel – Da aziende come Prada, Dolce&Gabbana o Trussardi che al momento rimangono sorde alle richieste di migliaia di persone, non ci aspettiamo niente di meno di quanto garantito da Valentino. La moda è troppo bella per costare qualcosa al Pianeta” – conclude Campione.