Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino 20 anni dopo
22 Maggio 2012 - di marina_cavallo
ROMA – Apre oggi al pubblico, nell’anniversario dell’attentato di Capaci, “Il silenzio è mafia. Falcone e Borsellino vent’anni dopo”, una mostra fotografica a cura di Franca De Bartolomeis e Alessandra Mauro per Contrasto. Una mostra che si legge come un omaggio alla memoria di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, intanto, ma anche, forse soprattutto, come rievocazione di un periodo, il tempo della lotta alla mafia, scandito nei suoi momenti più significativi, nelle sue tappe atroci così come nei traguardi. E c’è un terzo elemento che spicca, accanto al lavoro dei giudici e delle forze dell’ordine, il lavoro dei giornalisti e dei fotografi chiamati a documentare il Paese, a raccontare e a far luce sulla sua piaga più profonda. Racconto che diventa una sfida, un impegno sociale e professionale non privo di costi, ma urgente e indispensabile.
Alle immagini si alternano, in ordine cronologico testi che spiegano i fatti nella loro crudezza realizzando un doppio percorso, fotografico e testuale, che restituisce al visitatore il senso pieno della memoria.
Davanti agli occhi, le eco di momenti cruciali: le immagini di una Palermo blindata mentre inizia il maxiprocesso a Cosa Nostra (1986); e la devastazione in via Pipitone, appena dopo l’esplosione che uccise Rocco Chinnici (1983); e poi i funerali di padre Puglisi, nel 1993 e Felicia Bartolotta con la foto del figlio ucciso dalla mafia, Peppino Impastato. E ancora i tanti scatti dei giudici Falcone e Borsellino, e quelli dove si scorgono le scorte che finiranno ammazzate con loro.
Commovente nella sua compostezza la figura di Paolo Borsellino mentre partecipa alla fiaccolata in ricordo di Falcone; oggi sappiamo che in quei momenti il giudice era perfettamente consapevole che la sua ora era vicina. Una mostra d’intensità straordinaria, che raggiunge il cuore e soprattutto la mente.
E ci fa sperare che un giorno o l’altro si avveri la profezia-speranza di Giovanni Falcone: la mafia non è invincibile:
Non si è lavorato invano in questi anni difficili. L’iniziale impegno di pochi ha costretto le istituzioni e la società a guardare in faccia la realtà di un fenomeno criminale destabilizzante troppo a lungo minimizzato ed è valso ad aprire un varco, creare una testa di ponte che ha resistito, con gravi perdite e tra enormi difficoltà, a una pesante controffensiva. Adesso, fortificati dalle esperienze nel bene e nel male acquisite, è tempo di andare avanti non con sterili declamazioni e non più confidando sull’impegno straordinario di pochi ma con il doveroso impegno ordinario di tutti in una battaglia che è anzitutto di civiltà e che può e deve essere vinta. Ottimismo e retorica a buon mercato? Forse. Ma come sarebbe stato possibile spendere tanti anni in un duro lavoro di trincea se non vi fosse stata anche un po’ di sana retorica e un pizzico di ottimismo? I fatti, però, sembra che mi diano ragione e, comunque, una cosa è certa: indietro ormai non si può più tornare. (Giovanni Falcone “La mafia non è invincibile”, Micromega, 1990).
Roma, Palazzo Incontro, fino al 9 settembre 2012.