TEL AVIV – Un bacio per esorcizzare i tamburi di guerra che da mesi rullano impazziti, almeno a parole, fra Israele e Iran. E’ il messaggio di una foto – una semplice istantanea in cui un giovane che espone il passaporto israeliano accosta teneramente le sue labbra a quelle di una ragazza che mostra quello iraniano – pubblicata nelle ultime ore sul web.
L’iniziativa è parto della fantasia di un drappello di internauti israeliani, ideatori d’una pagina Facebook intitolata ‘Israel-loves-Iran’, e ha già attratto una miriade di post d’approvazione spediti da mezzo mondo, incluse Teheran e altre città iraniane. Di bocca in bocca, e di mouse in mouse, l’immagine è approdata su centinaia di siti alla vigilia di una mobilitazione annunciata a Tel Aviv per la sera del 24 marzo da piccole frange di pacifisti e attivisti sociali israeliani intenzionati a mettere in guardia l’opinione pubblica locale contro i rischi di un possibile attacco militare prossimo venturo dello Stato ebraico – non escluso dal premier Benyamin Netanyahu, né dal ministro della Difesa, Ehud Barak – alle installazioni nucleare iraniane: ipotesi giudicata dai promotori avventata, come minimo prematura.
”Israeliani e iraniani non sono nemici”, hanno scritto gli organizzatori del raduno in una serie di messaggi di simpatia reciproca scambiati negli ultimi giorni – sempre via internet – con giovani navigatori della Repubblica islamica. ”Un blitz israeliano – hanno ammonito – sarebbe irresponsabile e del resto tutti i sondaggi confermano che la maggioranza del nostro popolo si oppone all’avventura” che Netanyahu pare voler ”cucinare”.
La manifestazione di sabato 24 – che s’incrocia con quella, ispirata a Jaffa dai medesimi ambienti pacifisti, ma anche e soprattutto fra gli arabi israeliani, a sostegno del popolo siriano e contro la repressione del regime di Damasco – si preannuncia in realtà come evento di nicchia in Israele. Ma mira se non altro a portare sulle strade, con persone in carne e ossa, l’eco di un fenomeno di dialogo finora virtuale.
Un fenomeno che qualcuno ha già ribattezzato ‘Facebook Diplomacy’. E al quale figure come Roi ‘Chico’ Adar – reporter del giornale liberal Haaretz e animatore nei giorni scorsi in una galleria di Tel Aviv d’una mostra di giovani artisti decisi a dire ‘no’, con l’arma dell’ironia, ai ”toni isterici” che secondo loro istigano gli scenari di guerra con l’Iran – cercano di dare adesso visibilità sui media tradizionali. Fra i pionieri di questa nouvelle vague, non possono essere dimenticati i grafici di una scuola di design di Tel Aviv. Autori di recente di una campagna pubblicitaria ‘sui generis’ – attraverso il più noto dei social network – in cui si sono trasformati in testimonial di pace: fotografandosi con cartelli sui quali si poteva leggere ‘Noi amiamo l’Iran’ o ‘Non vi bombarderemo mai’ (vedi il video a seguire).
Slogan efficaci se è vero – come è vero – che l’emulazione spontanea di altri israeliani ha dato il via in rete a un repentino effetto moltiplicatore. E che dall’Iran sono piovute subito risposte di tono analogo: fino al messaggio d’amicizia verso il popolo ebraico postato – per quel che vale la Facebook Diplomacy – da un giovane iraniano raffiguratosi all’ombra di una copia del Mosé di Michelangelo.
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