A “Macao” arriva Dario Fo, Pisapia risponde su fb
11 Maggio 2012 - di marina_cavallo
MILANO – “Ci sono voluti 45 anni per vedere un’altra Palazzina Liberty, ma finalmente qualcosa di straordinario è accaduto. Vorrei avere duecento mani per applaudirvi!”. E’ un Dario Fo felice e commosso quello che partecipa alla seconda assemblea cittadina di Macao (ex Torre Galfa occupata), affollata di persone di tutte le età.”Non me l’aspettavo di vedere tanta gente consapevole”, dice subito il Premio Nobel, “la cosa più importante che dovete fare è coinvolgere la gente del quartiere per fargli capire ciò che state facendo, noi abbiamo salvato la Palazzina Liberty dall’acqua grazie alla partecipazione del quartiere”.
Di fronte alle minacce dello sgombero, Fo è chiaro. “Anche a noi dicevano che dovevamo andarcene per evitare incidenti, è la solita scusa… ce lo sentivamo dire anche dalla sinistra perché davamo fastidio, portavamo via degli spazi a qualcuno. Non mollate, il Comune deve aiutarvi, deve capire che è possibile fare qualcosa di diverso in questo palazzo, un catorcio morto, inabitabile e inutile”. E rispondendo a una ragazza della facoltà di Architettura che chiede quali siano i reali obiettivi di Macao, Fo dice la sua. “Stare insieme e lavorare per fare qualcosa che serva a tutti, è già un momento altissimo; significa uscire dalla mediocrità, dallo svuotamento che vedo tutti i giorni per le strade, negli occhi delle persone che non sanno più cosa vuol dire scegliere la propria vita”.
Darsi dei programmi, dei compiti, è questo dunque l’obiettivo concreto dell’assemblea. Tra i tavoli che si sono già formati, l’idea di occupare un altro piano e aumentare i momenti di lavoro. Nel fine settimana sono già state organizzate visite guidate per i cittadini del quartiere e nei prossimi giorni una giornata dedicata al lavoro, è atteso anche Maurizio Landini da Bruxelles. «Stiamo ricevendo il sostegno di numerosi intellettuali da Ugo Mattei a Stefano Rodotà», interviene un occupante. «L’Italia ci guarda, questa Amministrazione non può stare zitta, un anno fa eravamo in piazza a dare il nostro sostegno immaginando una Milano diversa. In questa settimana è passato almeno la metà del Consiglio Comunale, ma al di là delle lodi dette a titolo personale, non è accaduto nulla. Chiediamo a chi ha un ruolo e il potere di esercitarlo, di esporsi”. Infine Dario Fo dà il suo consiglio. “Fate i vostri programmi, anche i più paradossali, litigate tra di voi se è necessario, ma non pensate mai ognuno per sé. Io sono a vostra disposizione, quando volete!”.
Il sindaco giuliano Pisapia ha risposto dalla sua pagina Facebook:
“Un anno fa, il 10 maggio, abbiamo riempito la piazza della Stazione con quello straordinario concerto, “Milano libera tutti”. Decine di migliaia di giovani a cui abbiamo chiesto impegno e promesso un cambiamento. Siamo riusciti, malgrado le difficoltà, a mantenere molti impegni presi. So anche pero’ che su altri siamo in ritardo. Per questo ho deciso di impegnarmi personalmente e di prendere in mano direttamente una questione che non puo’ aspettare. Milano deve offrire spazi, ospitare la creativita’ e lo spettacolo, le arti e la musica. Apprezzare cio’ che nasce spontaneamente, ascoltarlo, capirlo e offrire risposte. Diritti e regole.”
Sabato 5 maggio i lavoratori dell’arte avevano occupato il grattacielo di via Galvani a Milano, a fianco della Stazione Centrale inutilizzato e vuoto dalla fine degli anni ’90, detto anche Torre Galfa e da sabato chiamato dagli occupanti, “Macao”.
Questo era il comunicato stampa dell’Occupazione di Macao:
È con piacere che dichiariamo aperto MACAO, il nuovo centro per le arti di Milano, un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura. Un luogo in cui gli artisti e i cittadini possono riunirsi per inventare un nuovo sistema di regole per una gestione condivisa e partecipata che, in totale autonomia, ridefinisca tempi e priorità del proprio lavoro e sperimenti nuovi linguaggi comuni.
Siamo artisti, curatori, critici, guardia sala, grafici, performer, attori, danzatori, musicisti, scrittori, giornalisti, insegnanti d’arte, ricercatori, studenti, tutti coloro che operano nel mondo dell’arte e della cultura.
Da un anno ci stiamo mobilitando, riunendoci in assemblee dove discutere della nostra situazione di lavoratori precari nell’ambito della produzione artistica, dello spettacolo, dei media, dell’industria dell’entertainment, dei festival e della cosiddetta economia dell’evento.
A questa logica per cui la cultura è sempre più condannata ad essere servile e funzionale ai meccanismi di finanziarizzazione, noi proponiamo un’idea di cultura come soggetto attivo di trasformazione sociale, attraverso la messa al servizio delle nostre competenze, per la costruzione del comune.
Rappresentiamo una fetta consistente della forza lavoro di questa città che per sua vocazione è da sempre un avamposto economico del terziario avanzato. Siamo quella moltitudine di lavoratori delle industrie creative che troppo spesso deve sottostare a condizioni umilianti di accesso al reddito, senza tutela, senza alcuna copertura in termini di welfare e senza essere nemmeno considerati interlocutori validi per l’attuale riforma del lavoro, tutta concentrata sullo strumentale dibattito intorno all’articolo 18. Siamo nati precari, siamo il cuore pulsante dell’economia del futuro, e non intendiamo continuare ad assecondare meccanismi di mancata redistribuzione e di sfruttamento. Apriamo MACAO perché la cultura si riprenda con forza un pezzo di Milano, in risposta a una storia che troppo spesso ha visto la città devastata per mano di professionisti di appalti pubblici, di spregiudicate concessioni edilizie, in una logica neo liberista che da sempre ha umiliato noi abitanti perseguendo un unico obiettivo: fare il profitto di pochi per escludere i molti. Oggi vogliamo restituire alla cittadinanza questo grattacielo, simbolo di quel sogno economico capitanato da grossi gruppi finanziari e tutt’ora nelle mani di uno dei più arricchiti e collusi burattinai della speculazione edilizia milanese.
Dalla primavera scorsa molti cittadini, artisti e operatori culturali hanno dato vita a esperienze inedite, attraverso pratiche di occupazione di spazi dismessi dal pubblico e dal privato, esperienze che stanno dimostrando di poter durare nel tempo occupandosi di cultura, territori, lavoro, nuove forme di economia e nuove forme di espressione dell’intelligenza collettiva.
Crediamo che la produzione artistica vada del tutto ripensata: dobbiamo prenderci questo tempo e questo diritto in modo serio e radicale, occupandoci direttamente di ciò che è nostro. Macao è questo, uno spazio di tutti, che deve diventare un laboratorio attivo in cui sono invitati i lavoratori dell’arte, dello spettacolo, della cultura, della formazione e dell’informazione. Qui artisti, intellettuali, esperiti del diritto, della legge e della costituzione, attivisti, scrittori, film maker, filosofi, economisti, architetti e urbanisti, abitanti del quartiere e della città, devono prendersi il tempo necessario per costruire una dimensione sociale, comune e cooperante.
Abbiamo un sacco di lavoro da fare, dobbiamo trasformare queste parole in pratiche reali sempre più efficaci e costituenti di modelli alternativi a quelli in cui viviamo, e tutto dipende da noi. Occorre non dare per scontato nulla producendo inchieste competenti, dibattiti, analisi e momenti di confronto riguardo tutti i territori che producono disuguaglianze ed espropriazione di valore, non tralasciando le nuove forme con cui l’ideologia capitalista si sta travestendo. Occorre avere gioia e umorismo per trasformare questo impegno in un momento umano, collettivo e liberato. Occorre aver cura di questo spazio perché possa essere adatto a ospitare tutti.
Occorre che in questo spazio l’arte e la comunicazione smettano di essere attività fini a se stesse, ma esplodano e trovino le loro motivazioni all’interno di questa lotta, costruendo nuovi immaginari ed esplicitando quale mondo vediamo.
Viva Macao e buon lavoro a tutti.
Siamo una rete di soggetti che stanno operando fianco a fianco all’interno di questa lotta:
Lavoratori dell’arte
Cinema Palazzo di Roma
Teatro Valle Occupato di Roma
Sale Docks di Venezia
Teatro Coppola di Catania
Asilo della Creatività e della Conoscenza di Napoli
Teatro Garibaldi Aperto di Palermo.