La Cagnotto perde e piange: “Olimpiadi maledette”
6 Agosto 2012 - di lbriotti
LONDRA – Il primo tuffo a due anni fu casuale. L’acqua di un laghetto e lo scivolone di bimba. A sei quello per capire che il salto dall’aria all’acqua era il gesto più naturale del mondo. Ma quello olimpico resta un tabù. E a Londra fa male, perché per meno di mezzo punto Tania Cagnotto resta fuori dal podio del suo trampolino: quarta, come era già successo nel sincro, ma con il record personale e le lacrime sono pesanti come la botta da mandare giù perché questa, lo dice lei, “era l’ultima occasione”.
A Rio, tra quattro anni difficile rivederla: adesso che la medaglia è scappata via di un soffio, quel bronzo coccolato una notte, o forse una vita, è quasi impossibile pensare di tornare a tuffarsi. La finale olimpica, a cui era arrivata con il secondo punteggio, addirittura davanti alla cinese He Zi (argento alle spalle della compagna di nazionale Wu Minxia, oro) si chiude con lo sguardo sul tabellone, uno scossone della testa e la disperazione nel vedere salire sul podio la messicana Laura Sanchez: e il punteggio è una coltellata, 362,40 contro i 362,20 dell’azzurra. “Mi hanno maledetto a questi Giochi. Perdere un bronzo per venti centesimi…” sbotta Tania. Non si rimprovera nulla, in due giorni ha migliorato il suo personale altrettante volte ed è inutile rimuginare sui due salti (il secondo e il terzo) che le sono costati la medaglia. Due tuffi rispettivamente valutati 69 e 68 punti che l’hanno fatta scivolare dal secondo posto del primo giro al quarto.
Ed è addirittura quinta alla fine del penultimo giro, con la Sanchez e l’americana Cassidy Crug a giocarsi il podio: poi l’ultimo tuffo alla grande (76.50 la valutazione) in cui sarebbe bastato un nove per cambiare le sorti della gara e di una vita. “La rabbia è tanta – dice ricacciando in fondo alla gola il pianto Tania – sembra proprio che qualcuno ce l’avesse con noi: l’altra volta due punti e ora venti centesimi. Ho fatto due record personali, non ho rimpianti. La messicana, l’ho sempre battuta. Bastava un nove ed era fatta, adesso stavamo a parlare d’altro”. Dopo tre bronzi mondiali, lei unica europea a stare dietro alle cinesi, la Cagnotto guardava a Londra come all’occasione per coronare una carriera dominata nel Continente e anche per mettere in pari i conti con papà Giorgio, che alle Olimpiadi sul podio il piede lo ha messo più volte. Ed è proprio lui, da coach più che da padre, a non voler sentire scuse. “Eravamo arrivati qui preparati bene, e invece abbiamo perso due medaglie: più che delusione, provo rabbia – dice l’ex campione ora ct – Serviva la gara perfetta, e lei non lo è stata”. Di addio nessuno parla, ma quello visto nella piscina londinese sembra quasi un ultimo ciak. “Smettere? Deve pensarci lei, ma ora soprattutto deve liberarsi la testa” dice.
Che invece è affollata di cattivi pensieri. “Dove lo vai a trovare l’errore in venti centesimi, dove? – si ripete Tania, quasi a voler rimandare indietro la bobina della finale maledetta – è solo la sfiga…”. Quanto al futuro parlarne ora non si può. “Era il momento chiave della mia carriera – ammette con gli occhi lucidi Tania – adesso sto male: so che la medaglia non mi avrebbe cambiato la vita, sarei stata felice, ovvio, era una soddisfazione tutta per me, per quello che ho fatto in tanti anni. La sento come l’ultima occasione, era l’Olimpiade giusta. Rio? Adesso vada in vacanza e ai tuffi non ci penso”. A 27 anni, con una vita passata a metà tra cielo e acqua, il tuffo della vita resta sospeso per sempre.
Le ladrime di Tania (foto LaPresse):