Sinner, Conchita Wurst italiana: drag queen con baffetti Made in Puglia
23 Maggio 2014 - di Claudia Montanari
BARI – Sinner, anche l’Italia ha il suo Conchita Wurst. La drag queen Concita ha conquistato il grande pubblico grazie all’Eurovision Song Contest 2014, competizione musicale che ha vinto grazie al suo talento canoro e ad un look eclettico ed originale. La drag queen ha fatto molto parlare di sé per uno stile femminile ma con un tocco di mascolinità dato dalla sua barba folta.
Tuttavia, prima di Conchita Wurst in Italia c’era già una drag queen che si dilettava a cantare e ballare in abiti femminili e con… baffetti in vista. Stiamo parlando di Sinner, drag queen tutta pugliese che ha conquistato i dancefloor internazionali con la sua “Don’t deny the disco” e con l’ultima “Kurious”, ha scomodato più volte il paragone con Lady Gaga, ed ha oltre che 600mila utenti sul canale Youtube.
Insomma, prima che Conchita dimostrasse a tutto il mondo che un ragazzo con la barba può essere a suo agio in abiti femminili e cantare splendidamente, vi era Sinner che con un paio di baffetti a metà strada tra Freddie Mercury e i Village People e taglio di capelli e trucco alla Grace Jones, conquistava il pubblico italiano.
E ora Sinner, 28 anni, è pronto ad affrontare una nuova sfida. Si sta infatti preparando a rappresentare l’Italia alla risposta 2.0 dell’Eurovision: l’Euromusic Contest, con l’obiettivo di arrivare alla finale del 30 giugno a Parigi. Il quotidiano “La Repubblica” definisce Sinner “La risposta italiana a Conchita Wurst” e perché no? Il ragazzo ha confessato al quotidiano che, per lui, Sinner:
“È come se fosse un alter ego, una rappresentazione visiva di quello che per me è arte. Sul palco Sinner si impossessa di me, è libero di esprimersi. Di solito conviviamo, ma io devo passare inosservato nella vita di tutti i giorni, per poter vivere tranquillo”.
Due parole anche per Conchita, sulla quale ha detto:
“Sono contento della partecipazione di Conchita e della sua vittoria, al di là di tutto per una questione di apertura mentale. Io sul palco ho visto un artista, un ragazzo che ha una voce bella e interessante, con un pezzo molto radiofonico e che sarebbe perfetto per 007. Credo che la combinazione di tutti questi elementi sia stata fatta per vedere chi si ferma all’apparenza e chi va oltre. Ho apprezzato molto il suo coraggio e quello di chi è dietro questa scelta, in un momento così delicato in cui l’omofobia è un tema ricorrente. Conchita testimonia coerenza, è un chiaro segno di apertura. E facendola vincere, Eurovision ha dimostrato coraggio anche nel boicottare la Russia”
Qualche parolina anche in merito alla sua identità:
“Il concetto sfugge molto agli italiani, e non solo a loro. Sono argomenti su cui non c’è molta informazione, non è semplice riuscire a comprendere, per chi ignora determinati discorsi. Mi colpisce molto la regressione, e non l’apertura. Il panorama musicale fino a trent’anni fa era pieno di figure androgine. Basti pensare a Grace Jones, David Bowie, Dead or Alive, ma anche ad Amanda Lear e Renato Zero. Hanno avuto un sacco di seguito, poi c’è stata un’implosione, e non si capisce perché. Ci vorrebbe più informazione affinché la gente possa capire e non etichettare. L’arte può abbattere le frontiere del bigottismo dilagante, aiutare le persone ad andare oltre l’orientamento sessuale o l’identità di genere. È una barriera che si può superare, ma senza imposizioni. Anche l’eccesso può essere un’arma a doppio taglio, bisogna essere delicati e farsi conoscere. Nel mio caso, non ho mai dovuto dire quello che sono: c’è chi vuole capire e chi no, il modo migliore è mostrarsi per quello che si è, senza forzature. E allora accade come nel mio caso, che ci sono tante persone anche di una certa età che mi apprezzano”