Bersani: “5 punti chiari. Ora il M5S è in Parlamento, dica cosa vuole vare”
27 Febbraio 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Pier Luigi Bersani parla molto chiaro sulla strada maestra da seguire: nessuna ipotesi di governissimo con il Pdl e tentare un dialogo con il Movimento 5 Stelle. Tentare la strada del “modello Crocetta” dunque.
I cinque punti chiave del programma Pd, per cui è pronto ad aprire un dialogo con il M5S, sono molto chiari: “riforme istituzionali, la riforma della politica e dei suoi costi, la legge sui partiti e una moralità pubblica e privata”.
“E vediamo se Grillo dice no e come lo motiva ai suoi elettori” chiosano dal Nazareno.
Tuttavia, altre ipotesi sarebbero state avanzate nei colloqui con Bersani. A partire dalla possibilità di proporre l’incarico al M5S, visto che il suo è il primo partito del Paese, con l’astensione del Pd “riservandosi ovviamente di valutare tema per tema”, dice il franceschiniano Antonello Giacomelli. Oppure, invitare Grillo a prendersi la responsabilità di guidare una Camera. Nella ridda di voci che circolano a Montecitorio c’è anche chi scommette che l’ipotesi di un governo di unità nazionale resti sullo sfondo, come piano B.
Il Nazareno continua ad essere chiaro: “Non c’è nessun contatto e nessuna ipotesi di larghe intese con il Pdl”.
Per quanto riguarda il M5S, invece, accetterà l’offerta del Pd? Al momento c’è una dichiarazione da parte di Grillo che suona come una possibile apertura: “Il modello Sicilia è meraviglioso”, ha detto.
Il principale interlocutore della proposta, dunque, sembra essere il Movimento 5 Stelle. Ma un eventuale accordo non sarà a ogni costo. Intanto, la questione di decidere “tema per tema”, come ha detto oggi Grillo. Il sostegno al governo “tema per tema -ribatte Bersani- è apprezzabile, ma anche piuttosto comodo, è importante ma non funziona così perché i governi funzionano anche con la fiducia, e in base ai temi uno deve dare la fiducia o no”.
Quindi, il segretario del Pd ‘sfida’ i grillini a venire allo scoperto e assumersi le loro responsabilità: “Io credo che l’Italia vada messa di fronte a dati di merito. Ciascuno si prenda sue responsabilità. Non so il Pdl. Non so il Movimento 5 Stelle. Fin qui Grillo ha detto ‘tutti a casa’. Ora ci sono anche loro. O vanno a casa anche loro o dicono che cosa vogliono fare per questo Paese che è anche loro e dei loro figli”. Quanto al ruolo di Bersani nel Pd, il segretario dice non abbandonerà la nave: “Al 2013 c’è la scadenza naturale, al Congresso deve girare la ruota, l’ho sempre detto. Spero che si sarà capito che io non sono uno che abbandona la nave, posso starci da capitano o da mozzo, ma non abbandono la nave”.
Bersani ipotizza anche la possibilità di offrire una presidenza delle Camere al Movimento 5 Stelle. Il segretario del Pd parla di “corresponsabilità sulle istituzioni”. Noi -dice- siamo favorevoli a una corresponsabilità sulle istituzioni, il Movimento 5 Stelle è il primo partito, se pure non di molto, e allora bisogna che secondo i grandi modelli democratici ciascuno si prenda le sue responsabilità”. Da parte di Grillo non c’è una risposta precisa. Ma alcune dichiarazioni del leader M5S di oggi sono sembrate possibiliste. In particolare il riferimento al ‘modello Crocetta’, alla Sicilia dove i grillini hanno sostenuto alcuni provvedimenti della giunta guidata da Rosario Crocetta. “Il modello Sicilia è meraviglioso”, ha detto Grillo. Ed ancora: “Noi non siamo contro il mondo. Vedremo riforma per riforma, legge su legge. Se ci sono proposte che rientrano nel nostro programma, le valuteremo”.
Intanto, Nichi Vendola (che oggi ha sentito Bersani) caldeggia il tentativo di dialogo con Grillo: Bersani “si presenti alle Camere con un programma delle cose da fare nei primi 100 giorni, un programma che profumi di cambiamento e vada incontro ai grillini: conflitto interessi, norme anticorruzione, attenzione sociale a chi sta soffrendo nel Paese”. Tuttavia, nel Pd c’è chi ritiene che il tentativo con Grillo è destinato a naufragare e che, al di là delle dichiarazioni del momento, possa riproporsi l’ipotesi di un governo di unità nazionale motivato dall’emergenza economica. E come unica alternativa a nuove elezioni.