Monti: “Non mi candido, sbagliato togliere Imu, fare leggi ad nationem”
24 Dicembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Domenica 23 Dicembre il presidente del Consiglio Mario Monti, durante la conferenza di fine anno, ha chiarito le sue intenzioni riguardo un eventuale ingresso in politica: “Non mi schiero con nessuno, vorrei che partiti e forze sociali si schierassero sulle idee e spero che anche la nostra agenda possa contribuire a dare più concretezza ai dibattiti e mi auguro che le idee nell’agenda possano essere condivise da una maggioranza in Parlamento”. Non una scesa in campo con un vero e proprio partito a se stante, dunque, ma una scelta che lo vedrebbe “pronto” a fare da guida a “chi si dirà convinto delle proposte” contenute nella sua Agenda.
Riguardo l’idea dell’utilizzao del suo nome in una eventuale lista politica “mi sembra una questione minore. Non ho simpatia per i partiti personali. Mi interessa di più se l’agenda Monti serva a far chiarezza o ad unire gli sforzi: se qualcuno si richiama alle mie idee, non mi sottrarrò all’essere punto di riferimento”, chiarisce il premier.
Mario Monti spiega ai giornalisti, durante la conferenza stampa, che verificherà le ”tantissime condizioni” per valutare l’opportunità di candidarsi o meno alla premiership. Che è ”altra cosa”, spiega durante la conferenza stampa di fine anno, ”da dare il nome ad altri per liberi utilizzi”.
E alla domanda se fosse possibile un’alleanza con il Pd dopo il voto, dice: “Guardo a contenuti e metodo di governo, poi su quella base di chiarezza non avrei nessuna forma di preclusione verso nessuno”.
“Non ho la minima idea di come mi comporterei in una situazione che affronterei serenamente come quella della partecipazione alla campagna elettorale. La storia italiana è piena di presidenti del Consiglio che hanno partecipato alla campagna elettorale, ma questo non vuol dire nulla su quello che potrebbe essere eventualmente il mio atteggiamento”, dice poi Monti a chi gli domandava se ritenesse di dover lasciare palazzo Chigi in caso di partecipazione alla campagna elettorale.
Di sicuro, aggiunge rispondendo a una domanda, non approderà mai al Quirinale: “Una domanda che precorre tempi che forse, anzi probabilmente, non si verificheranno mai”.
”Tutto può accadere”, dice a chi gli chiede cosa potrebbe succedere se Berlusconi aderisse alla sua agenda. “Non ci siamo mai ritenuti super partes ma extra partes”.
Il premier spiega anche l’agenda Monti: “Abbiamo prodotto un documento, disponibile presto su un apposito sito, lo abbiamo chiamato ‘Cambiare l’Italia e fare le riforme europee’. Una agenda per un impegno comune che è presentato come un primo contributo per una riflessione aperta”, annuncia quindiMonti. “L’Agenda serve a evitare pericolosissimi e illusionistici ritorni al passato”.
“Non credo – dice poi rispondendo ai giornalisti – che questa mia iniziativa avrà tutto questo rilievo, ma se qualcuno pensasse che nella navigazione possa essere una zattera non ho simpatie di queste cose. Io sono totalmente nelle mani di chi deve decidere se le mie idee sono convincenti e se per caso ci fossero delle idee o una spinta avrei mani e cervello per decidere chi è credibile e chi no”.
Il maggior sostegno alla Agenda Monti arriverà “dalla società civile” ha quindi spiegato durante la trasmissione ‘In mezz’ora’ su Raitre. “Io ho preso questa iniziativa perché ho visto dalla società civile, dalle associazioni cattoliche, un forte bisogno di partecipare. C’è un disagio costruttivo e io che vengo dalla tecnica sono chiamato a interpretarlo”, ha detto il premier.
Monti ha ringraziato “tutti gli sforzi” delle formazioni verso la terza Repubblica “ma per società civile ho in mente qualche cosa di molto, molto piu’ vasto -ha spiegato-. Non so poi in che modo e verso chi e come questo si manifestera’, ma devo dire che io seduto in Parlamento al banco del governo quante volte ho sofferto pensando a come deve essere frustrante nell’attuale stagione politica essere politici e avere il disprezzo dei cittadini che sono li’ per servire. E’ patologico”.
Durante il programma Mario Monti chiarisce le sua posizione riguardo le idee di Silvio Berlusconi: “Forse abbiamo una idea diversa delle istituzioni, ma non potevo accettare la generosa proposta di Silvio Berlusconi di diventare leader dei moderati” critica Monti anche alla luce di “un quadro di comprensibilità che mi sfugge”, viste le diverse espressioni verso di lui utilizzate nei giorni scorsi dal Cavaliere.
“Gratitudine e sbigottimento verso il mio predecessore”, dice quindi Monti. In particolare, il presidente del Consiglio ammette di “fare fatica a seguire” la diversità delle recenti posizioni del Cavaliere nei suoi confronti, che ha alternato critiche verso un governo che “non ha fatto riforme” all’offerta “generosa” di una leadership dei moderati.
Poi, continua: “E’ meglio fare leggi “ad nationem che ad personam”, dice lamentando in questo settore “blocchi non da sinistra“. Il premier ha elencato le necessità del Paese: “Credo che occorre un rafforzamento di disciplina del falso in bilancio, un ampliamento della disciplina del voto di scambio, un trattamento della materia della prescrizione, una discliplina sulle intercettazioni e una più robusta disciplina del conflitto di interessi”.
Riguardo la situazione Fiat, Mario Monti ha dichiarato: ”A Melfi ho tenuto gli occhi aperti e non ho visto persone fuori dai cancelli. Ho visto centinaia e centinaia di lavoratori, visibilmente soddisfatti e rincuorati dalla prospettiva di ripresa dell’impegno Fiat in Italia e in quel luogo di produzione”, afferma il premier che aggiunge: “Non ho apprezzato, ho trovato del tutto fuori luogo dichiarazioni di critica alla presenza del presidente del Consiglio ad un evento che segna forte speranza per il Meridione. E’ brutto che ci fossero dichiarazioni di quel tipo”. ”Spero che un giorno sia possibile conciliare in Italia la raffinatezza nell’esigenza dei diritti dei lavoratori con l’esigenza di fare investimenti in Italia e in altri Paesi”.
Anche per quanto riguarda la situazione “lavoro e crescita“, Monti ha detto la sua idea: “La crescita, che non può continuare in modo così penoso e negativo, può venire da una politica degna e forte, che non senta la necessità di correre a nascondersi, di fare promesse per acquisire consensi elettorali, questa è la peggiore forma di voto di scambio, che svenda il futuro dei giovani italiani per farsi rieleggere. O anche solo per adesione cieca a ideologie, magari nobili in passato, ma perniciose oggi visto com’e’ cambiato il mondo”.
In futuro, continua, ”bisognerà guardare soprattutto al lavoro, ma in una prospettiva moderna e non nobilmente arcaica”. E ricorda che la riforma del mercato del lavoro ”stata frenata dall’attegiamento di una confederazione che, poi, non ha aderito al successivo accordo sulla produttività”.
E poi: ”Meno tasse su imprese e lavoro: questa è la strada giusta ed è quello che nel nostro piccolo abbiamo cercato di fare”, indica il premier, spiegando che questo pone un problema di ”quadratura a parità di vincoli di bilancio e di spesa”. Questo potrebbe richiedere, argomenta, ”maggiori tasse da qualche altra parte”. Ma, evidenzia, ”credo che la via maestra sia quella della riduzione della spesa pubblica e su quella via occorre andare più risolutamente di quanto abbiamo potuto fare governi precedenti e il nostro per ridurre la pressione fiscale”.
Come ha spiegato Monti, ”meno tasse a parità di vincoli di bilancio e di spesa tende a significare maggiori tasse da qualche altra parte: o imposte indirette come l’Iva, che però hanno effetti negativi su domanda e inflazione, o forme di imposizione patrimoniale. Sto analizzando – chiarisce – e non proponendo che possono essere generalizzate e piccole o su alcuni cespiti come fatto da nostro governo”. Ma il percorso da seguire, ha evidenziato, è quello della riduzione della spesa pubblica.
Parole decise anche per quanto riguarda le TASSE: Promettere di togliere l’Imu ora ”significa rimettere l’Imu doppia, non tra cinque anni, ma tra un anno” puntualizza il presidente del Consiglio, citando non direttamente le promesse elettorali di Berlusconi, che ha promesso, in caso di vittoria alle elezioni, l’eliminazione dell’imposta sulla casa.
Infine, parole anche per la nuova riforma forense approvata dal Senato che, spiega, “non aiuta i giovani avvocati, non disciplina l’accesso alla professione e aumenta solo i poteri degli organi rappresentativi dell’avvocatura. E’ un caso totalemte antitetico all’operazione di liberalizzazione e apertura alla concorrenza che questo governo ha portato avanti”.