Regione Lazio, Renata Polverini lascia: “Dimissioni irrevocabili”
25 Settembre 2012 - di Claudia Montanari
ROMA – Dopo vari tira e molla sulla posizione da prendere, la decisione definitiva di Renata Polverini è arrivata nella serata del 24 Settembre: “Dimissioni irrevocabili”.
Il presidente della Regione Lazio lascià così la guida dopo lo scandalo che ha travolto il consiglio regionale, ma non senza conseguenze: la governatrice punta infatti il dito contro i “malfattori”, i “vili” del consiglio. Salva i vertici dell’Udc, del Pdl, de La Destra ma promette battaglia nei prossimi giorni e avverte l’opposizione: le ostriche non viaggiavano solo con il Pdl, anche se l’intera vicenda, dice, può farsi risalire “a una questione interna al Pdl, partito che non consegnò le liste dando vita a un dibattito allucinante”.
La presidente della regione Lazio se ne va, come dice, “con la coscienza pulita e a testa alta” anche se sottolinea: “Volevano scaricare tutte le colpe su una giunta che ha lavorato bene, allora li mando a casa io”. Polverini rimprovera l’opposizione di non aver rassegnato le dimissioni annunciate. Ma se la prende anche con gli esponenti della maggioranza al centro dello scandalo che ha travolto il consiglio regionale. “Io con questi malfattori – afferma – non voglio avere nulla a che fare”. “Hanno fatto cose raccapriccianti – scandisce – cose che i cittadini non potranno mai capire”.
Poi Renata Polverini continua: “Noi arriviamo qui puliti. Ero a capo di una giunta che ha operato bene ma che va a casa a causa di un consiglio regionale non più degno”. Il Lazio, infatti, è un organismo “a due teste: da un lato c’è la giunta, dall’altro il consiglio. Non potevo mai immaginare che tutti nel consiglio facessero un uso così disinvolto dei fondi pubblici”.
“Sono tornata libera e mi sento bene. In questi due anni e mezzo ho visto cose allucinanti, cose che mi facevano sentire in una gabbia – continua il presidente dimissionario – Ora mi sento felice”, e ”continuerò a fare politica”.
La governatrice ha spiegato di aver informato preventivamente delle sue intenzioni il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il premier Mario Monti, il leader Udc Pier Ferdinando Casini, quello del Pdl Angelino Alfano. Casini chiede subito che la “parola torni ai cittadini” con elezioni abbinate alle politiche”.
Angelino Alfano dichiara: ”Renata Polverini ha compiuto una scelta di grande dignità e di grande responsabilità, nonostante lei non abbia compiuto alcun atto né immorale né illegale e anzi abbia impresso un’accelerazione al percorso di riforma della Regione Lazio. Ha sfiduciato un consiglio regionale che mai avrebbe potuto assicurarle la prosecuzione nel cammino intrapreso e che, in alcune sue mortificanti individualità, aveva tinteggiato la politica del peggiore colore possibile”.
Nel Pd, Massimo D’Alema sottolinea che “le dimissioni di Polverini sono un atto dovuto, un successo dell’opposizione che le ha chieste e un segno del fallimento del centrodestra. I fatti che le hanno generate richiedono una riflessione seria da parte di tutti i partiti”. Il vice presidente dei senatori Pd Luigi Zanda dà atto a Polverini di “aver fatto, sia pure dopo molte esitazioni e contraddizioni, il suo dovere istituzionale. Adesso, per coerenza, è assolutamente necessario che le nuove elezioni per il rinnovo del consiglio regionale del Lazio vengano convocate con la massima rapidità consentita dall’ordinamento”.
Nessun commento di solidarietà da parte di Idv. Il senatore Stefano Pedica esulta: “Era ora. La Regione è libera. Le dimissioni della Polverini segnano il primo atto della rinascita di un ente che è stato infangato dalla malapolitica”.
Il Sindaco di Roma Giovanni Alemanno, dichiara inveche che “le dimissioni di Renata Polverini sono l’epilogo inaccettabile di una bruttissima vicenda”. “Un Presidente di Regione, eletto dal popolo, senza neppure un avviso di garanzia – prosegue – viene costretto a dimettersi dalle faide interne di partiti e da un’opposizione che, ancora una volta, ha dimostrato tutta la sua ipocrisia nello strumentalizzare una vicenda su cui il Presidente della Regione non ha responsabilità”.
Anche oggi al Palazzo di Giustizia di Piazzale Clodio i magistrati e gli investigatori del Nucleo di polizia valutaria hanno proseguito l’esame della documentazione depositata da Franco Fiorito. Fra i documenti finiti nel mirino dell’aggiunto Alberto Caperna e del pubblico ministero Alberto Pioletti ci sono anche le fatture con le quali è stato possibile attingere ai fondi regionali a disposizione del Pdl e che sono stati liquidati.
Intanto, Franco Fiorito ha detto a Viterbo Tv: “Se il Consiglio si scioglie io mi ricandido, non vedo perché non dovrei”.