Allergie? Come non rovinarsi le vacanze: i consigli degli esperti
13 Agosto 2013 - di Claudia Montanari
ROMA – Le allergie possono essere molto fastidiose e a volte anche pericolose. In vacanza poi il problema può essere maggiore perché non sempre si può essere consapevoli al 100% di quello che viene ingerito e soprattutto può accadere che non si dispongano di tutte le necessità per far fronte al problema come quando si è a casa propria.
Di seguito, alcuni consigli deli esperti per evitare che la vacanza di chi soffre di gravi forme allergiche, soprattutto quelle degli alimenti, possano trasformarsi in veri e propri incubi.
Alessandro Fiocchi, professore responsabile dell’unità di Allergologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù, spiega: “Per i bambini allergici in generale la miglior difesa è la consapevolezza, già da molto piccoli, che prima di mangiare qualche cibo devono abituarsi a chiedere alla mamma se possono. In ogni caso, pur prendendo già tutte le precauzioni, è bene stare attenti ai cosiddetti allergeni nascosti, che si fa fatica a identificare per il modo in cui sono cucinati e mischiati ad altri ingredienti nelle ricette locali. Accade così per le uova ma anche per la frutta secca, che ad esempio nella cucina magrebina è indistinguibile”.
In particolar modo, se il paziente è adulto, in caso di choc anafilattico “deve essere lui stesso in grado di prestarsi il primo soccorso, deve sapere cosa fare, per poi arrivare con un po’ più tranquillità in Pronto Soccorso” evidenzia invece il professor Antonino Romano, responsabile di Allergologia del complesso integrato Colombus di Roma. “E, anche se apparentemente sembra che l’emergenza sia rientrata– spiega il professor Romano -, è bene comunque recarsi sempre in ospedale e riferire sempre che si soffre di allergia, perché è possibile che si verifichi un’anafilassi bifasica, cioè i sintomi possono verificarsi anche ore dopo l’esposizione all’allergene”.
Per non andare incontro a una “barriera” linguistica che può sembrare insormontabile, secondo il professor Fiocchi, “si può anche chiedere all’allergologo di tradurre il certificato di cui già si dispone, perché nel caso dei bambini serve per la scuola; lì è descritta l’allergia e sono elencati gli elementi vietati e quelli permessi”.
Infine, attenzione perché i nomi commerciali dei prodotti possono ingannare: questo vale per i farmaci, per i quali al momento dell’acquisto all’estero per non sbagliare è sempre meglio indicare il principio attivo di cui si ha bisogno. Ma anche per i sostituti del latte, utilizzati da chi è allergico. In quest’ultimo caso esiste anche un elenco delle omonimie dei sostituti del latte, che l’allergologo può fornire e che aiuterà ad orientarsi.