Uno studio pubblicato sulla rivista Neurology suggerisce che una dieta sana potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer di oltre un terzo.
La ricerca durata 20 anni ha monitorato 77.000 persone anziane. Chi ha mangiato più frutta e verdura ha avuto il 38% in meno di probabilità di soffrire di declino mentale.
Un’elevata assunzione di mirtilli, more e ciliegie è stata associata a un rischio ridotto del 24%.
Una mela o una manciata di fragole al giorno riduce il rischio del 20%.
Gli autori ritengono che i responsabili di tali benefici siano i flavonoidi, di cui questi cibi sono ricchi.
L’autore principale, il dottor Walter Willett, ha dichiarato:
“Ci sono prove crescenti che suggeriscono che i flavonoidi sono come centrali elettriche quando si tratta di impedire che le tue capacità di pensiero diminuiscano con l’avanzare dell’età”.
“I nostri risultati sono entusiasmanti…Mostrano che apportare semplici modifiche alla dieta potrebbe aiutare a prevenire il declino cognitivo”.
Il dottor Willett ha aggiunto che:
“Il gruppo dei consumatori più alti di flavonoidi aveva il 20% in meno di rischio di declino cognitivo auto-riferito rispetto alle persone nel gruppo più basso”.
“L’aggiunta di colore al piatto può ridurre il rischio di declino cognitivo”.
Una nuova scoperta mostra come la malattia sia dovuta all’effetto combinato di più geni, indicando la possibilità di calcolare un punteggio che quantifichi il rischio genetico per identificare i soggetti asintomatici che hanno maggiore probabilità di sviluppare la malattia.
Il risultato è pubblicato sulla rivista Nature Communications da un consorzio internazionale a cui partecipano i ricercatori dell’Università Statale di Milano che lavorano presso la Neurologia e la Geriatria del Policlinico di Milano.
Gli specialisti hanno avuto il compito di selezionare i pazienti arruolati nello studio, garantendo l’accuratezza della procedura clinica indispensabile per l’attendibilità dell’analisi genetica.
Questo grazie all’impiego delle tecniche e metodologie neuropsicologiche, neurochimiche, genetiche e radiologiche più avanzate, che consentono una precisione diagnostica a livello molecolare della malattia.
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