Antibiotici, resistenza problema mondiale. Ecco come evitarla
4 Ottobre 2016 - di Mari
NEW YORK – Il tema della resistenza agli antibiotici è finito per la prima volta, nei giorni scorsi, nell’agenda dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come una vera e propria emergenza di salute globale, così come Ebola, Zika e Hiv.
Per l’occasione, i Direttori Generali della Fao, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale, Jose Graziano da Silva, Margaret Chan e Monique Eloit, hanno lanciato un appello ad “azioni decisive”.
Il motivo di tanto allarme è presto detto: se è vero che si tratta di una emergenza pubblica molto meno visibile di Hiv, Zika ed Ebola, che causa molto meno allarme sociale, la resistenza agli antibiotici rischia di essere più letale del cancro, di uccidere 10 milioni di persone all’anno e di costare all’economia mondiale fino a 100 trilioni di dollari l’anno.
Spesso gli antibiotici vengono utilizzati in modo inappropriato per curare malattie di origine virale o addirittura “per favorire la crescita animale o la loro produttività”. Questo ha reso i batteri resistenti agli antibiotici disponibili, mentre da almeno 30 anni non se ne sviluppano di nuovi.
Su questo tema il giornalista Gwynne Dyer sul New Zealand Herald ha sottolineato un concetto importante: “l’unico modo per curarsi con gli antibiotici è usarli il meno possibile”.
La stessa dichiarazione dell’Onu chiede di diminuire l’uso di antibiotici per preservarne l’efficacia, facendo invece un migliore uso dei vaccini e puntando a sviluppare nuovi antibiotici più efficaci.
Secondo Dyer, il rischio è molto alto:
“Se non facciamo qualcosa rischiamo di tornare indietro al diciannovesimo secolo per quanto riguarda la nostra capacità di controllare le infezioni. Anche ferite minori e semplici operazioni diventerebbero potenzialmente mortali”.
E lo stesso discorso vale per le malattie infettive come la tubercolosi, che dagli anni Settanta ha smesso di essere un grave problema sanitario. Ma con la resistenza ai farmaci è tornata ad essere letale: almeno 190mila persone in tutto il mondo sono morte di tubercolosi lo scorso anno, sottolinea Dyer.
Il problema della resistenza batterica sarebbe dovuto a due fattori: i medici li prescrivono con troppa facilità (e “talvolta ottenendo una “mancia” dalle case farmaceutiche per ogni ricetta che scrivono”. scrive Dyer) e nessuno controlla che i pazienti li prendano completando il ciclo anche quando si sentono meglio. In questo modo gli antibiotici uccidono solo i batteri più deboli, non quelli più forti, che così possono prolificare.
La conclusione di Dyer è molto semplice, in realt°:
L’unico modo per far sì che gli antibiotici restino efficaci, quindi, è usarli il meno possibile e fare in modo che quando vengono usati essi uccidano tutti i batteri presi di mira.