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Beatrice Lorenzin sulla depressione post partum: “Non lasciare sole le mamme”

ROMA – “Le mamme non possono essere lasciate completamente sole all’indomani della gravidanza”: queste le parole del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in un videomessaggio inviato durante un convegno sulla depressione post partum, organizzato da Strade Onlus e Rebecca Fondazione.

“Dobbiamo spiegare alle donne di non vergognarsi nel caso in cui si trovino ad affrontare questa grande fase di cambiamento – specifica la ministra – e si sentano fragili in questo contesto. Non bisogna vergognarsi, bisogna parlarne e riuscire anche a condividere un momento che è bellissimo, ma che presenta tante novità che ovviamente possono mettere in crisi in modo inusuale anche chi pensa che il proprio percorso sia molto più semplice e naturale”.

Con il termine “depressione post partum” ci si può riferire a diversi fenomeni, dal “maternity blues” (tristezza dopo il parto, che colpisce l’80% delle donne, ma non è una malattia) fino ai casi più gravi, che possono portare all’infanticidio. In termini di sintomi, si tratta di un disturbo che fa sentire la madre inadeguata, triste e incapace di pensare al futuro del figlio.

Secondo i dati diffusi da Repubblica.it, la depressione post partum, nel mondo, è più diffusa di quanto si pensi: colpisce il 13% delle donne (80mila l’anno solo nel nostro Paese). Solo una mamma su quattro riceve una cura adeguata, perché la vergogna della propria condizione in molti casi blocca la possibilità di chiedere aiuto.

“Questo è uno dei punti più difficili da risolvere – spiega Antonio Picano, specialista in psichiatria e psicoterapia e dirigente di psichiatra presso l’ospedale San Camillo di Roma – perché la madre spesso si chiude in se stessa e rimane sola con il proprio problema. Se bastasse dire alle donne di non vergognarsi, il fenomeno non esisterebbe”.

Il servizio sanitario nazionale non sembra venire incontro a questo problema: non prevede infatti un’assistenza specifica per le madri depresse. “Contrariamente agli altri Paesi europei – spiega Picano – in cui ci sono dei centri di accoglienza e trattamento madre-bambino, in Italia non esiste nulla del genere”.

A questo punto diventa fondamentale il ruolo del partner. Un eventuale disinteresse da parte di quest’ultimo verso la propria moglie/compagna potrebbe rivelarsi fatale per la salute psicologica della neo mamma.

Silvia_Di_Pasquale

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