Fare 6mila passi al giorno riduce il rischio di morte prematura
Fare dai 6mila agli 8mila passi al giorno riduce il rischio di morte prematura per le persone di età superiore ai 60 anni fino al 54 per cento. E’ quanto emerge da uno studio pubblicato sulla rivista Lancet Public Health. Il team dell’Università del Massachusetts Amherst ha esaminato i risultati di 15 studi che hanno analizzato l’effetto dei passi quotidiani sulla mortalità per tutte le cause su quasi 50.000 persone in quattro continenti.
La dott.ssa Amanda Paluch, autrice principale dello studio, ha dichiarato: “Quello che abbiamo visto è stata questa riduzione incrementale del rischio all’aumentare dei passi (…) il livellamento si è verificato a valori di passo diversi per gli anziani rispetto ai giovani”. “È interessante notare che la ricerca non ha trovato un’associazione definitiva con la velocità di camminata, al di là del numero totale di passi al giorno”, ha specificato l’esperta.
Fare un’attività fisica, come camminare a passo sostenuto, non fa bene solo al corpo ma anche al cervello. A evidenziarlo è stato uno studio pubblicato online sul Journal of Alzheimer’s Disease e condotto su anziani con una lieve perdita di memoria, che hanno seguito un programma di esercizi per un anno. Circa il 25% delle persone dopo i 65 anni inizia ad avere un lieve decadimento cognitivo che ne influenza la memoria e le capacità di ragionamento e che, in alcuni casi progredisce verso la demenza. Come studi hanno mostrato, questo è collegato a un ridotto afflusso di sangue al cervello dovuto a un irrigidimento dei vasi sanguigni che portano ossigeno alle cellule. L’esercizio fisico porta un flusso maggiore di sangue verso il cervello. Questo fa parte di un corpo crescente di prove che collega l’esercizio alla salute del cervello.
Camminare di buon passo o andare in bici per un totale di 150 minuti a settimana riduce del 26% il rischio di ammalarsi di diabete. Il rischio di malattia si riduce tanto di più, quanto maggiore è il tempo settimanale dedicato all’attività fisica di intensità da moderata a intensa. Lo ha rivelato una ricerca condotta tra University of Cambridge e University College London, pubblicata sulla rivista Diabetologia. Foto di Daniel Reche da Pixabay.
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